26 settembre 2014

Fotografia in formato festival

 
Ogni anno ne nascono di nuovi. Perché? Più di altri linguaggi, la fotografia parla con immediatezza del nostro mondo. Spesso tocca temi sociali, entra nelle biografie delle persone, da quelle intime ad altre che hanno per sfondo il mondo globale. Ma ci sono anche festival che mettono sullo stesso piano parole e immagini. E altri, come quello di Roma che si apre oggi, che puntano sul ritratto. Creando una grande piazza popolata da volti

di

Lucia Baldini, courtesy CASTELNUOVOFOTOGRAFIA 02
«Il più valido motivo per fare un festival è la creazione di un enorme ritratto. È generare altre occasioni per vivere: gli incontri delle persone, incroci e la sovrapposizioni di molte esperienze, emozioni e vite interiori. Ogni festival, a diversi livelli è stato questo: una simbolica piazza, crocevia di amicizie forti e durature, di sapere, amori e purtroppo scomparse», afferma Marco Delogu presentando la XIII edizione di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma (fino all’11 gennaio 2015). E prosegue, poi, entrando nel merito della manifestazione di cui è fondatore: «Quest’edizione è un’enorme quadreria di ritratti nel quale il pubblico interagisce con le fotografie, le pareti rimandano sguardi agli sguardi, il tutto genera nuove immagini. Fotografie “lente” che ogni singolo secondo danno vita a nuove immagini: è questa la nostra cura per l’accumulazione “malata” di immagini digitali».
Lentezza e accumulazione: parametri opposti nei meccanismi della pratica della fotografia digitale basata, appunto, sull’immediatezza, agevolata anche dalla facilità nell’utilizzo del mezzo, dalla sua accessibilità “democratica”.
Meeri Koutaniemi - dalla serie Taken (Courtesy Festival della Fotografia Etica)

Ma qual è la molla che anima l’interesse per la fotografia, tanto da motivare la continua nascita di festival nel territorio nazionale? In questo autunno grigio, appesantito dalla grave crisi economica e sociale che vive il Paese, la mappatura prevede, infatti, almeno una decina di manifestazioni pronte a sfidare i tagli di budget per portare il loro messaggio. 
Oltre agli storici festival come il SI Fest di Svignano (Svignano sul Rubicone), che, sotto la direzione artistica di Stefania Rössl e Massimo Sordi giunge alla 23esima edizione (dal 4 ottobre) e a seguire FotoConfronti 2014 di Bibbiena, organizzato dalla Fiaf in collaborazione con il Club Fotografico Avis Bibbiena EFI (20 settembre-16 novembre), il già citato festival di Roma e il festival della Fotografia Etica di Lodi (17-19 e 24-26 ottobre) al suo quinto appuntamento, tutti gli altri sono recentissimi. 
Ha debuttato a Lecce il festival indipendente Bitume Photofest (fino al 27 settembre) con un progetto che sceglie come titolo d’esordio Street Memories e trasforma il tessuto urbano in un contenitore di storie personali e collettive che annovera tra i suoi protagonisti anche Pio Tarantini, Claudio Corrivetti, Paola De Grenet, Anna Di Prospero e il fotografo e poeta cinese Ren Hang. Al secondo appuntamento il Ferentino Fotofestival (fino al 21 settembre) e Castelnuovofotografia (11-19 ottobre) che propone nella cittadina di Castelnuovo di Porto, oltre ad una serie di appuntamenti sulle emergenze sociali e ambientali, anche un concorso fotografico (Extraurbana Fotografia) concepito come un’ulteriore occasione per riflettere ed esplorare il significato di “ritrarre” il paesaggio contemporaneo – naturale e artificiale – nel confronto con la memoria. 
Jan Brykczynski - dalla serie Collection (Courtesy EPEA 02)
Realtà un po’ a se stante è Lectorinfabula (fino al 5 ottobre), nato dieci anni fa come festival letterario a Conversano (Bari), ma che negli ultimi anni ha implementato la sezione fotografica tanto da porre le immagini fotografiche allo stesso livello delle parole, come sottolineano le mostre il Viaggio di Bilal (Fabrizio Gatti, Massimo Sestini e Rocco De Benedictis), Il diario di Felix di Emiliano Mancuso, Moving Walls di Giovanni Cocco e Confini, Migranti e Rifugiati di Philippe Rekacewicz che confermano la vocazione per la fotografia sociale.
Del resto anche la seconda edizione di Epea – European Photo Exhibition Award 02 attualmente alla Fondazione Banca del Monte a Lucca fino al 6 ottobre, prima di proseguire con le tappe di Parigi e Amburgo, ha un titolo esplicito – The New Social – che riunisce i lavori di fotografi internazionali (tra loro Simona Ghizzoni, Jan Brykczynski e Massimo Berruti) ricettivi nell’ «esplorare i segnali rivelatori dei cambiamenti di identità culturale, di stili di vita, di modi di comunicare, in un’analisi critica dei nuovi modelli di partecipazione civica, sociale e politica», come afferma Enrico Stefanelli direttore artistico di Photolux Festival, membro del team internazionale che ha selezionato i talenti europei. 
Le emergenze sociali sono chiaramente il leit-motiv di tutte queste rassegne che affidano alla fotografia l’autorità nel farsi portavoce di conoscenza e denuncia, condizione indispensabile per il cambiamento.
Stefano Tripodi, I basilischi
Emigrazione clandestina e violenza sulle donne, in particolare sono tra le tematiche più pressanti. Un reportage in bianco e nero che si tinge di rosso Taken, il progetto con cui la giovane fotografa finlandese Meeri Koutaniemi ha vinto il FreeLens Award del Lumix photo festival di Hannover e il Premio Visa d’or a Perpignan, presentato al Festival della Fotografia Etica di Lodi. La mutilazione genitale viene subita da oltre 140 milioni di donne nel mondo, Koutaniemi racconta di una bambina Masai in Kenya dove questa pratica, malgrado sia bollata come illegale, è tuttora molto diffusa. 
Tra gli ospiti internazionali del Si Fest di Savignano, Seba Kurtis parla di emigrazione tra sogni, speranze e disincanto. L’esperienza personale è alla base del suo lavoro artistico. «Sono nato a Buenos Aires, Argentina, nel 1974 – afferma l’artista argentino – mio padre perse il lavoro quando ero un adolescente e abbiamo dovuto rinunciare alla nostra casa e a tutto quello che possedevamo. Lasciammo la nostra casa solo con i nostri vestiti e una scatola di scarpe piena di foto di famiglia». Giovanissimo arriva in Europa e si arrangia a fare lavori manuali alle Canarie, dove condivide il quotidiano con altri immigrati che sono illegali come lui, provenienti dal Sudamerica e dall’Africa. I fratelli e i genitori lo raggiungono successivamente e solo dopo cinque anni ottengono i documenti per rimanere legalmente in Europa. «La scatola di foto di famiglia era il nostro unico ricordo dell’Argentina. Erano state danneggiate da un allagamento, quelle foto sono diventate la serie ‘Shoe Box’». La memoria come punto di partenza per guardare avanti.

2 Commenti

  1. Vorrei segnalarvi che Meeri Koutanami è presente al prossimo Med Photo Fest VI° edizione con una mostra di cui l’immagine che avete quì pubblicato ed inoltre l’artista sarà presente in loco.Il Med Photo Fest si svolge tra Catania, Siracusa e Noto.

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