29 settembre 2014

Fino al 10.X.2014 Gian Maria Tosatti Per un museo della polvere. Museo Archeologico Provinciale, Salerno

 
Continua l’indagine sul presente al museo archeologico. Il giovane artista romano, non teme il confronto con l’archeologia. E tira dritto nella sua ricerca sul tempo passato e presente -

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Il quarto intervento nel Museo Archeologico Provinciale di Salerno per la Rassegna Tempo Imperfetto, promossa dalla Fondazione Menna e curata da Antonello Tolve e Stefania Zuliani, è firmato dall’artista romano Gian Maria Tosatti che evoca e condensa i resti del presente con un’azione performativa ai limiti del rituale.
La caratteristica dell’ attività di Tosatti è quella di lavorare per cicli, per grandi temi che indagano tempo e spazio: l’opera salernitana si può inscrivere, infatti, nella ricerca avviata dall’artista più di un anno fa in Campania e precisamente a Napoli, nella chiesa di SS. Cosma e Damiano, nella zona dei Banchi Nuovi, dove ha preso avvio il ciclo “Sette stagioni dello Spirito” – a cura di Eugenio Viola – un’indagine dell’intensa stratigrafia storica e sociale del territorio, volta al recupero del passato e della coscienza collettiva. La chiesa napoletana, chiusa dalla seconda Guerra Mondiale, è il sepolcro che custodisce i resti di un’epoca atroce, è il luogo in cui si è depositata la sua polvere, l’essenza della storia che l’artista decontestualizza e trasporta in un museo, luogo di conservazione ma soprattutto di produzione della memoria. In questo modo, i frammenti sigillati in una teca di plexiglass, adagiata su di un ricco  basamento in legno intagliato e dorato, vengono esposti al pubblico proprio come una reliquia.
Il lavoro gioca sul significato ambivalente della polvere, elemento germinale e residuale al tempo stesso che cela e conserva il passato ma serba le tracce del presente, di quella società che fa del “dimenticare a memoria” il suo imperativo e che trae origine proprio da quella guerra che è stata l’atto fondante della contemporaneità. Tosatti offre, dunque, al pubblico la rappresentazione sintetica di un ampio arco temporale, la visione della “deframmentazione” della civiltà moderna compattata in pochi centimetri cubi e Salerno, teatro dell’ operazione Avalanche nel ‘43 e poi Capitale d’Italia dal febbraio al giugno del ‘44, rientra a pieno titolo tra gli interpreti delle indistricabili “storie”  perdute in quella “polvere di piombo”.
Proprio come la terra contiene i reperti di antiche civiltà, così le particelle racchiudono le origini e le spoglie del nostro tempo, spesso volutamente destinato all’oblio, spazzato via dalle coscienze per poter guardare più serenamente al futuro, poiché come ammette l’artista: ‹‹L’esorcismo è una necessità››, allontanare il pericolo provando a credere che sia tutto finito appare l’unico rimedio alla paura.  La mia parte nella seconda guerra mondiale è l’opera che ci ricorda che non è finita poiché la realtà è un continuum temporale, che gli artisti sono l’ultima linea di difesa e hanno il compito di continuare a tenere viva quella storia e, infine, che l’ “archeologia del sapere” è l’unico strumento che ci aiuta a comprendere il presente e a ripensare il futuro.
Ilaria Tamburro
Mostra visitata il 10 settembre
Dal 10 settembre al 10 ottobre 2014
Tempo Imperfetto. Sguardi presenti sul Museo Archeologico Provinciale di Salerno
Museo Archeologico Provinciale di Salerno 
Via San Benedetto 28
84122 Salerno
Orari: Martedì – Domenica: 9.00 – 19.30
Info: T +39 089 231135

2 Commenti

  1. Buongiorno, stimo Gian Maria Tosatti, le sue installazioni site e time specific, il suo modo di abitare i luoghi, lavorare sul concetto di “traduzione”, il “dimenticare a memoria” disertando le certezze per entrare in confidenza con il labile, l’incerto, la documentazione e la sua archiviazione attraverso materiali effimeri. Condivido la sua vittoria al Talent 2014 che merita per la sua ricerca e la sua poetica innervate in opere potenti. Il contemporaneo porta però formalmente a tanti “falsi identici”, ne è piena la storia dell’arte e il processo e l’intenzione differente rendono opere simili distanti. Comunque si parla pur sempre di arte visiva e questa teca ricorda formalmente, moltissimo, il lavoro di una brava e matura artista che seguo dal 2007, Maria Elisabetta Novello (Vicenza 1974) che lavora con cenere, polvere, carbone. Una prima mostra insieme il collaterale della Biennale di Venezia 2009, “Sant’Elena – la seduzione nel segno”, con Richard Nonas, e poi tanto altro. Sono consapevole della reazione a catena di questa mia, ma Tosatti resta un interessante artista e la storia, con la sua necessaria cronologia scientifica, resta la storia. Buon lavoro, Martina Cavallarin

  2. Ho avuto modo di apprezzare quest’opera di Tosatti, perché consapevole (lo si capisce dal contesto e dal titolo). Ma siamo sempre in un archeologia del passato, ad un clima malinconico e ripiegato. Non mi interessa la polvere al museo ma la polvere sul mio schermo. Rimando al primo post di Whitehouse.

    L’arte contemporanea e il giovane artista vivono evidentemente uno scollamento e un rimosso verso il presente. E gli addetti ai lavori come il museo proteggono questo rimosso e questo scollamento. Le prime vittime sono gli stessi artisti. E i musei in italia chiudono non a caso.

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