29 settembre 2014

Sintonizzarsi sulle onde dell’ipnosi. Marcos Lutyens ci racconta il risultato di K-Tanglement, progetto realizzato contemporaneamente in quattro città

 

di

K-tanglement, Marcos Lutyens, On entanglement and Love (Photo by Simone Couto)
Marcos Lutyens non è solo un artista di base a Londra, ma è anche un ipnotista. Le sue azioni, oltre a coinvolgere una parte creativa vicina all’arte pubblica, sono dimostrazioni “mentali” di possibilità umane di congiunzione attraverso il pensiero e il rilassamento collettivo. È accaduto anche con il progetto K-Tanglement, realizzato grazie al supporto dei quattro Kuntsverein di Milano, New York, Toronto e Amsterdam. Quattro città scelte non a caso dall’artista, ma per la loro vicinanza meteorologica. E così un gruppo di 140 persone, ai quattro lati del mondo, si sono ritrovate in luoghi simbolo delle città, davanti a un maxischermo che ha inondato gli occhi chiusi dei partecipanti, guidati da una voce in cuffia. Cosa viene indotto? Quali sono le percezioni? Ma soprattutto qual è stato il risultato di questa esperienza difficilmente raccontabile se non vissuta in prima persona con la convinzione di poter abbassare la propria soglia cognitiva verso un’altra dimensione? Lo abbiamo chiesto all’artista. 
Qual è stato il risultato di K-tanglement? Si aspettava un tale afflusso di pubblico? 
«Non ero sicuro di che tipo di risposta avrei avuto, soprattutto per un progetto così allargato geograficamente parlando, ma ho avuto il pieno sostegno di ciascuno dei quattro Kunstvereins di Amsterdam, New York, Toronto e Milano. Ogni “K” ha invitato i loro membri e questo è stato senza dubbio un motivo di grande affluenza. Chiara Ianeselli ha anche aiutato a coordinare il complesso sistema sottostante di sottoscrizioni e download nelle varie città. L’altro motivo credo sia stata l’idea di coinvolgere il pubblico con l’ipnosi, motivo intrigante per quelli che hanno ricevuto l’invito a partecipare. L’idea di fondo di unire insieme le comunità, in netto contrasto con la cronaca quotidiana, dove si parla perennemente di separatismo, guerre e conflitti. Ma il successo non è stato solo intorno al numero di persone che hanno partecipato, credo che sia più sulla qualità dell’esperienza a livello soggettivo insieme alla sensazione di una forte connessione mentale tra le persone in ogni luogo». 
C’è un luogo che ha scoperto essere più partecipativo di un altro? E da dove viene invece il pubblico meno “attento” alla buona riuscita dell’azione?
«Ogni città è stata pienamente partecipativa, ma è stato interessante vedere come i diversi ambienti sembravano influenzare l’umore. Ad esempio, accanto al Duomo di Milano il sentimento sembrava essere quasi di devozione, forse a causa della presenza onnicomprensiva della cattedrale, così come il passaggio dalla sera alla notte, mentre a Times Square la sensazione era più di un accampamento, un po’di festa, ma anche in qualche modo contraddittorio e difensivo, visti i così tanti agenti di sicurezza che pattugliano l’area e per i quali gli incontri tra sconosciuti sembrano rappresentare una minaccia. 
Ogni città aveva anche un diverso “dosaggio” di media che circondavano i partecipanti: Amburgo o Milano sono molto diverse dal bombardamento di cartelloni luminosi che si vive a Times Square. La scelta di queste piazze è venuta sulla scia di un mio progetto in corso in 6 città, chiamato Color Therapy (www.tabscolor.com e www.mlutyens.com/color-therapy,-amsterdam,-london,-milan,-ny,-toronto,-singapore,-2014.html#.U9l201ZTJT4), che esplora la possibilità sinestetica di aprire le emozioni della gente attraverso il colore e controbilanciare tempo e flussi sociali attraverso lo spostamento di immagini  e suoni».
Quali sono i suoi programmi futuri a riguardo? Come vede evolversi il progetto K-tanglement?
«Sto lavorando alla pubblicazione di un libro con Kunstverien Toronto sulle mie memorie delle sessioni di ipnosi 340 I, effettuate a Documenta (13) come parte dell’Hypnotic Show con Raimundas Malasauskas. Questo libro sarà una sorta di manuale di queste indagini di coscienza e anche un punto di partenza per ulteriori esplorazioni di stati d’animo che non siamo ancora in grado di integrare nella nostra coscienza quotidiana. Mentre il mondo sta cambiando, soprattutto a livello tecnologico, è difficile per la nostra psiche mantenere il ritmo di adattamento. Questo è il motivo per cui un processo come l’ipnosi ci permette di scoprire nuovi scenari di vita e di trascinare i nostri circuiti neurali verso un ritmo che stia al passo con le mutevoli condizioni che ci circondano. 
I prossimi progetti che esplorano questi stati sono la smaterializzazione di un grattacielo a Dubai, parte di ISEA 2014 e un impianto su larga scala alla Biennale di Istanbul che esplorerà gli stati sospesi dell’essere, sia fisicamente che letteralmente, come pure a livello mentale attraverso l’ipnosi. 
Infine, molte persone che hanno sperimentato il K- tanglement hanno chiesto di poter continuare: vedremo come riorganizzarci con i quattro Kunstverein!»

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