25 ottobre 2014

Fino al 29.X.2014 Raffaele Quida e Tamara Repetto, è Palazzo Mongiò dell’Elefante, Galatina

 
Un percorso espositivo che attesta l’esistenza e il divenire dell’opera sulla linea di una misurata di riduzione. Gli spazi barocchi si confrontano con la leggerezza della carta -

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Semplicemente complessa. La mostra di Raffele Quida e Tamara Repetto è pensata su analogie e differenze. Lo s’intuisce già dal titolo “è”, il verbo che indica l’essenza concreta della realtà ma anche «l’immaginazione e l’entità sottesa a ogni esistenza», come rileva la curatrice Michela Casavola. 
Poi c’è il contenitore, Palazzo Mongiò dell’Elefante, una residenza barocca con un piano terra destinato agli eventi espositivi. Quida e Repetto lo occupano senza alcun senso di timore perché scelgono una linea riduttiva che oscilla lungo le coordinate spazio-tempo e su un unico filo conduttore, la carta, materiale fragile lontano dalla pesantezza della pietra salentina. 
Tamara Repetto, Oniria 2014, Foto di Annamaria La Mastra
Per Quida il tempo “è” nel divenire della visione. Sono Esercizi d’istanti, registrano i tempi di assorbimento dell’inchiostro sui fogli in una sequenza temporale che nella stessa sala diventa anche meccanismo luminoso con un lampadario vintage dal quale pendono fili e lampadine appoggiate su carta termosensibile. Il loro movimento genera forme casuali mentre la presenza di un oggetto così teatrale è il modo per spostare l’attenzione anche sulla possibilità di abitare il vuoto, quello che si percepisce negli Involucri di carta, blocchi di cemento ottenuti riempiendo sacchi da cantiere. A Quida interessa guardare la realtà con altri occhi e le lenti d’ingrandimento, i semicerchi metallici di Alienazione sono un invito per il pubblico a liberarsi dalla distorsione della visione.
Tamara Repetto vive in una foresta e questo rapporto esistenziale con la natura costituisce il leggero retrogusto romantico dei suoi lavori. La stanza quasi ipogea che ospita Oniria si riempie con gli odori e  i rumori di produzione della carta. L’installazione è fatta da anelli di legno e plexiglas (perché ama contaminare la natura con la tecnologia), ventole, sensori, diffusori di essenze, che sanno di legno, cellulosa, aggreganti, realizzati insieme al “naso” Antonio Alessandria. I rumori sono stati registrati nelle cartiere, mixati con quelli delle pagine dei libri e riempiono l’ambiente di un calore polisensoriale. I disegni alle pareti sembrano “istruzioni per l’uso”, perché concettualmente testimoniano l’energia di senso che Repetto ha stabilito con la natura. È una relazione nella quale coltiva l’idea, e forse l’illusione, di poterne misurare il disordine attingendo in questo caso alla teoria dei frattali con una serie di micro triangoli e punteggiature sonore desunte della musica di Stockhausen, Ligeti e Shaeffer. E poi esistono anche la malinconia e la paura di Castanea con solitari frammenti di castagno che si agitano lievemente in piccoli cilindri spostando l’attenzione sul pericolo di estinzione al quale sono sottoposti gli alberi piemontesi attaccati da circa un decennio dalla “vespa cinese”. 
A Galatina non ci sono castagni ma grandi distese di ulivi minacciati da un batterio killer che li sta rapidamente consumando. Le geografie in fondo non sono così distanti.
marinilde giannandrea
mostra visitata l’11 ottobre 
dall’11 ottobre al 29 ottobre 2014 
Raffaele Quida, Tamara Repetto, è
a cura di Michela Casavola 
Palazzo Mongiò dell’Elefante, 
via Ottavio Scalfo 44, 
Galatina (Lecce)
Orari: tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.00, ingresso gratuito

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