21 novembre 2014

Fino al 24.XI.2014 Paesaggio antropologico Galleria no profit Blue Corner, Carrara

 
Parlare di paesaggio a Carrara non è come farlo in un posto qualsiasi. Sotto montagne continuamente sottratte alla materia, 3 autori interrogano diverse forme globali di paesaggi possibili

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Il paesaggio, riconosciuto nel 2000 dalla Convezione Europea del Paesaggio con una definizione univoca che ne tutela lo stato, è diventato da allora un termine sempre più utilizzato nella ricerca artistica e culturale, nella tutela ambientale e sociale. 
Il paesaggio è nello stesso tempo uno strumento di rappresentazione e di analisi, racconto e documento cui la fotografia si è spesso dedicata cercando di indagarne la natura, svelarne i rapporti: nella cultura europea il paesaggio appare come risultato di una tradizione spontanea e materiale che si vuole preservare in quanto immagine delle identità e dei valori di un territorio. Anche per questo la mostra, a cura di Laura Cherubini, Paesaggio antropologico presentata a Carrara dalla galleria Blu Corner, offre un momento serio di riflessione attraverso le immagini di tre fotografi contemporanei, Francesco Jodice, Carolina Sandretto e Corinna Von der Groeben a confronto sul significato di paesaggio come risultato e contesto di processi antropici e naturali. Non più la veduta, il panorama, la rappresentazione di un ordinato sistema di potere: qualsiasi territorio o parte di esso è, oggi, paesaggio, pronto a diventare strumento politico secondo inclinazioni conservatrici, progressiste o liberiste.
Paesaggio non significa la stessa cosa, in Europa, in Asia o in Medio Oriente. Su questi temi apre Jodice con il film documentario Dubai Citytellers, un racconto dentro un sistema economico e sociale che guarda al paesaggio come risultato della volontà dominante, politiche culturali che mescolano leggi islamiche e ideologie capitaliste. 
Carolina Sandretto, 12/6
Nulla è naturale, attraverso lavoro e tecnologia il paesaggio diventa un artificio dove l’immagine non basta più, intessuta da strategie comunicative ed estetiche sempre più complesse che la fotografia da sola non è in grado di soddisfare. Il paesaggio non è una cartolina, esso si fa carico anche dei desideri che l’uomo proietta su se stesso e sul suo ambiente. Con What we want, Jodice compie un viaggio nei paesaggi globali interessato ai rapporti tra territorio e abitanti, ai meccanismi immateriali in cui desideri e aspirazioni rimbalzano negli spazi urbani delle metropoli contemporanee. La fotografia si conferma strumento di studio dei comportamenti sociali, delle aspirazioni umane, delle trasformazioni che s’impongono con schemi economici e culturali conosciuti, in cui il territorio diventa fatto politico e il paesaggio, il visibile di questo fatto. Più che di antropologia si parla di economia, urbanistica, ambiente – una geografia di cui l’umano altera continuamente i dati, ne decide le mappe. In questo gioco della storia anche l’artificio diventa naturale e così si dipana un filo che collega le immagini alle persone, al costume, alle ambizioni sociali. 
“Paesaggio antropologico” è un percorso che tende alla descrizione di un paesaggio umano, in cui la figura dell’uomo aspira a diventare essa stessa paesaggio. Così il paesaggio di Sandretto e Von der Groeben diventa ritratto, trasformando il dato storico, in dato personale, in immagine di una comunità o di un luogo. Attraverso modalità diverse, ma complementari le due fotografe neutralizzano l’antropico con la ricerca di un paesaggio affettivo, fatto di memorie, bisogni, desideri. Il paesaggio culturale e spaziale è dominato nelle immagini di Sandretto dal carattere della persona ritratta che ne diventa la chiave di lettura, soggetto di un atto comunicativo che cerca corrispondenze e alleanze, più che analisi e risposte. Il paesaggio è una produzione dell’immaginario, per Sandretto in Italoamericana le fotografie possiedono pensieri che interpretano l’immagine come un fotoromanzo, in questa cornice il paesaggio è un interno in cui l’uomo e le cose tendono a rassomigliarsi e coniugarsi, a New York come in qualsiasi altra città del mondo. È il soggetto che unisce il racconto anche nelle fotografie di Von der Groeben che declina il ritratto come descrizione di luoghi, indirettamente capaci di raccontare le soggettività che li abitano, manufatti spaziali la cui la destinazione d’uso (Friseursalons in Karlsruhe) diventa il tema attorno a cui la creatività singolare e collettiva modella le proprie inclinazioni culturali. Il paesaggio umano trasla dall’ambiente alle cose, dalla molteplicità alla soggettività, tornando a desiderare un sistema simbolico in cui la persona ne sia il centro, come ordine di un immaginario che vuole avere speranza nel percorso dell’uomo ma non abbastanza fiducia nella sua ragione. 
Barbara Galli
Mostra visitata 18 ottobre 2014

Dal 13 settembre al 24 novembre 2014
Paesaggio antropologico
Blu Corner,
Piazza Alberica angolo via Loris Giorgi, 
Carrara (MS)
orario: dal martedì al sabato 10.30-12.30 / 16.00-19.30
info:  +39 338 4417145 – blucornerricci@gmail.com – www.galleriaricci.it

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