18 dicembre 2014

Il mostro è caduto

 
Una vittoria per il paesaggio italiano. Dopo cinquant'anni, è stato abbattuto l'ecomostro di Alimuri, cartolina dello sfregio italiano sulla costa sorrentina

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Sono serviti oltre cinquant’anni, 1200 cariche esplosive per un peso complessivo di 60 chili. Ora, però, il paesaggio italiano ha scritto una nuova pagina.
A cadere è l’ecomostro di Alimuri, sulla costiera sorrentina, maxi albergo al centro di una battaglia giudiziaria durata 5 decenni, da quando furono bloccati i lavori per la sua realizzazione. «Per noi è un giorno di festa», ha detto il sindaco di Vico Equense, Gennaro Cinque. E infatti la demolizione-spettacolo, seguita dal mare da decine di curiosi, è stata anche salutata da 1500 palloncini liberati nell’aria subito dopo l’implosione dello scheletro dell’abuso edilizio. 
Gongola il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galetti: «La giornata di oggi può servire a dare un segnale chiaro ai cittadini: la tutela del nostro territorio è e sarà priorità delle amministrazioni locali e del Governo nazionale». 
Già, quel governo nazionale che in altre parti d’Italia non ha funzionato, tra appalti mafiosi e mazzette, come è accaduto a Giarre, nel catanese, dove il collettivo Alterazioni Video qualche anno fa ha creato il Parco dell’Incompiuto Siciliano, per mettere l’accento su una delle zone a più alto tasso di infiltrazioni e speculazione che hanno portato un nucleo vastissimo di edifici pubblici (solo 13 nel piccolo paesino tra palestre, piscine, centri sportivi, ospedali etc) iniziati e mai portati a termine per poche, fondamentali, problematiche strutturali (vasche più corte di pochi centimetri del normale, porte troppo piccole per il passaggio di barelle e chi più ne ha più ne metta). 
L’Italia, come ben sappiamo, è piena di questi scempi, e per un Alimuri che crolla vi sono dozzine di siti ancora in piedi, pericolanti, chiusi al pubblico e soprattutto (oltre che brutti) inquinanti, non solo per lo sguardo.
Le grandi città non sono escluse, ma di riconvertire qualche obbrobrio già esistente non se ne parla. Meglio costruire, per far girare nuovi capitali: ogni riferimento a Expo non è puramente casuale.
E allora, visto che tanto si parla di tutela di paesaggio, bellezza delle coste italiane, sprechi, quale potrebbe essere una soluzione? Demolire il rudere o riconvertirlo? Anche creativamente, s’intende, visto che il Parco dell’Incompiuto è un unicum non da poco. E che nessun’altra nazione ha. Visto che ci siamo, pensiamo anche al tanto celebrato “oro” del turismo, no?  

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