11 dicembre 2014

Ladroni in Europa, non solo da noi

 

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Buone notizie dall’arte contemporanea degne degli onori delle cronache internazionali ce ne sono ogni giorno, ma ogni giorno aumentano anche i racconti di speculazioni, truffe e frodi.
Uno dei più rinomati mercanti d’arte tedeschi, il signor Helge Achenbach, è stato processato ieri, dopo sei mesi di custodia cautelare, per l’accusa di frode ai danni della famiglia Albrecht, eredi del supermercato Aldi, un impero milionario. Achenbach è accusato di aver falsificato i conti di opere d’arte e di auto d’epoca che ha acquistato per conto della famiglia Albrecht, tra cui dipinti di Picasso e Roy Lichtenstein, e Ferrari, Bentley e Bugatti vintage. Più di venti i capi d’accusa. Pare che il mercante avesse il vizio di manipolare le cifre al fine di gonfiare la commissione.
In alcuni casi, è accusato di aver modificato le ricevute, indicando pagamenti in euro in luogo di versamenti in dollari.  Ad esempio, egli avrebbe comprato La Familie du Jardinier di Picasso per 5 milioni di dollari, ma ha inviato il signor Albrecht una ricevuta ritoccata per 5 milioni di euro. Rischia ora dieci anni di carcere e un risarcimento di 20 milioni di dollari.
Ben più ingente il danno causato da Gérard Lhéritier, direttore del Musée des Lettres et Manuscrits di Parigi, e l’Institut des Lettres et Manuscrits, e fondatore della società Aristophil. Proprio quest’ultima è al centro della bufera. La compagnia, forte delle sue risorse e del rapporto privilegiato con l’istituzione museale parigina, negli anni ha approfittato di questa posizione di forza ed ha comprato opere su carta a cifre superiori alle quotazioni, facendo acquisire quote delle opere ai propri clienti in un secondo momento. L’impero di carta costruito da Lhéritier per Aristophil comprende testi autografi del Marchese de Sade con Le 120 giornate di Sodoma, il certificato di matrimonio di Napoleone, testi di Einstein e Baudelaire, per una collezione che è valutata circa 500milioni di euro. Anche se il fondo è dedicato ad amatori e collezionisti è chiaramente una società di investimenti su prodotti finanziari e, secondo il fisco francese che sta indagando, è stata spesso occasione di riciclaggio di denaro, nonché una enorme bolla speculativa.
Il riflesso di queste notizie sull’andamento del mercato non è positivo, né rafforza la competitività degli acquirenti. E anche se la speculazione parte da spunti negativi fa aumentare la consapevolezza della sempre crescente potenza economica dell’arte

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