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Un nuovo “meeting” con l’architettura alla British School della Capitale e stavolta non ci saranno sul piatto questioni legate alla sostenibilità o all’architettura come disciplina “morbida”, ma anzi.
Jean-Louis Cohen, curatore della mostra “Architettura in uniforme. Progettare e costruire per la seconda guerra mondiale”, che si apre al MAXXI dal 19 dicembre, arriverà – introdotto da Franco Purini – per affrontare il tema della creatività nell’architettura britannica in tempo di guerra, concentrandosi sul rapporto tra architettura e altre discipline, dall’arte alla scienza alla sociologia. Il titolo della conferenza, non a caso, è “La guerra come energia creativa”, e prende in esame i sei anni di produzione che vanno dal 1939 al 1945 che, spiega Cohen (docente di Storia dell’Architettura alla New York University) «doveva essere disegnata con cura perché tale cura era segno di ordine e di quanto di pulito e di buono resistesse al disordine inevitabile e al caos del conflitto, mentre la necessità del camouflage ispirò l’uso creativo del colore e gli architetti cominciarono a sperimentare secondo il criterio della prova e dell’errore. I progetti del tempo di guerra dovevano stimolare i professionisti a studiare strategie post-belliche, che avrebbero dovuto essere non solo altrettanto tecniche, ma anche sociologiche».
Un nuovo appuntamento, il settimo della serie “Meeting Architecture”, a cura di Marina Engel, che continua così ad analizzare i casi in cui architettura e altri processi creativi si incontrano e “collaborano” su diverse discipline del sapere. Appuntamento libero, domani alle 18.