18 dicembre 2014

Tutto il bene del sud

 
Un totale di 221 siti da mettere a frutto, nel mezzogiorno d’Italia. Qualcuno di questi potrà essere reinvestito grazie a partnership con enti locali, per un totale di 4 milioni di euro messi a disposizione da privati. Iniziativa lodevole, ma basterà?

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Ernesto De Martino, il celebre antropologo, parlava del Mezzogiorno come un territorio vittima di un grande abbandono da parte dello Stato italiano. Eppure non esiste territorio al mondo, o quasi, con una storia così sedimentata e così ricca di bellezza. Grande bellezza. 
Stavolta il Mibact, nelle vesti del ministro Dario Franceschini, la Fondazione “Con il Sud”, rappresentata dal Presidente Carlo Borgomeo, e l’ANCI, al cui vertice vi è il sindaco di Torino Piero Fassino, provano a mettercela tutta con un rilancio degno di nota per qualcosa come 221 siti da tutelare, valorizzare e mettere a frutto. Sono “Ville e palazzi storici” (37 per cento del totale), “Luoghi di culto” (29 per cento), “Castelli e fortezze”, (12 per cento), “Beni archeologici” (11 per cento), “Archeologia industriale” (7 per cento) e altri spazi che appartengono allo Stato italiano, a privati e alla Chiesa.
È il primo elenco di un programma, non chiarissimo, che vedrà pubblicato un bando nei prossimi giorni, che assegnerà ad enti locali profit e non, appartenenti al terzo settore, la possibilità di mettere mano (in base alla qualità dei progetti che verranno presentati) a questi tesori vittime dell’incuria e non utilizzati, per poterli renderli fruibili e valorizzarli con restauri e conversioni d’identità.
Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia sono le regioni interessate e tra le città con più  spazi da riprendere ci sono Palermo (28 candidature), Bari (22), Cosenza (16) e Lecce (15), seguite da Catania, Messina, Potenza, Salerno, Avellino e Napoli.
«Lasciare in stato di abbandono questo patrimonio è un indice di cecità verso il futuro, un limite inaccettabile allo sviluppo. É necessario superare l’idea che ci si possa occupare di cultura soltanto una volta risolti i problemi economici e superata la crisi, come se si trattasse di un lusso. Ma anche l’idea che a farlo debba essere solo lo Stato. Noi proponiamo un modello diverso, che coniuga pubblico e privato sociale con la partecipazione diretta delle comunità locali, nell’ottica di una responsabilità diffusa», sono state le, sante, parole del Presidente di Fondazione “Con il Sud” Borgomeo. 
L’elenco di tutti i beni è disponibile sul sito www.ilbenetornacomune.it. 
Ma veniamo al tasto più dolente: per riscattare (ancora non si sa quanti siti, né come) saranno a disposizione 4 milioni di euro di risorse private che, come nelle due precedenti edizioni del Bando messe in atto dalla Fondazione, nel 2008 e nel 2011, sosterranno i costi vivi dei progetti e dei rifacimenti (in tutto “Con il Sud” ha rimesso in piedi 21 edifici, per un totale di 8 milioni di euro). Ecco, questo è il problema: 4 milioni di euro, nonostante tutto l’impegno del mondo e la lodevole iniziativa, non sono poi molti, anzi. Sono decisamente pochi. E purtroppo, se si vuole riportare in vita qualcosa come si deve, probabilmente questi soldi basteranno per una manciata di unità e di progetti, nemmeno troppo impegnativi. E di tutto il Sud, che ci facciamo? È troppo tardi? O c’è bisogno di uno sforzo in più per far riprendere, proprio come scrivevamo ieri su queste colonne, nuova velocità anche alle zone periferiche dell’Italia? Per ora aspettiamo di conoscere il bando, ringraziando che almeno qualche foglia si muova. Meglio di nulla, anzi, anche se il riscatto appare ancora un vero e proprio miraggio. 

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