24 dicembre 2014

Bagarre di Natale a Rivoli. Il Presidente Minoli si dichiara non contento del bando per il nuovo direttore, ma la Regione ricaccia: “insospettate opinioni personali”

 

di

L’anno scorso il sindaco di Torino, Piero Fassino, aveva detto che al Castello di Rivoli non serviva un “testimonial”, ma un tecnico. L’affermazione era rivolta al Presidente Giovanni Minoli, che a più riprese – a Rivoli – si è dimesso e riammesso, come del resto ha fatto in queste ultime ore. In cui ha deciso che resterà in quella che probabilmente giudica la sua roccaforte, mentre Nespolo, Del Noce e Vanelli hanno lasciato proprio in questi giorni dal Museo del Cinema a Venaria, oltre il prossimo 31 dicembre, quando anche la direttrice Beatrice Merz vedrà finito il suo incarico. In attesa di trovare il nuovo “super-direttore” che dovrà occuparsi di Castello e GAM. 
Il problema, ora, sembra essere proprio questo: Minoli non sarebbe d’accordo al concorso che Torino ha lanciato nei giorni scorsi, mettendo il bando su www.praxi.com, società di consulenza organizzativa che dovrà selezionare un candidato-manager specializzato nell’arte moderna e contemporanea e con una mentalità in grado di pensare anche alla raccolta di fondi, che sarà invitato a vivere nella zona di Torino per tutta la durata dell’incarico. Ma a Minoli questo giro di valzer pare non piacere, compresa forse la possibilità di lasciare la poltrona della presidenza. Lo dice a chiare lettere a Dario Pappalardo su Repubblica, facendo ripiombare l’idea che Rivoli, senza questo bando e senza una persona forte ad accompagnarlo nel futuro, firmi la sua condanna a morte. E mentre l’Assessore Antonella Parigi, solo pochi giorni fa aveva dichiarato che Rivoli dovrà diventare un polo culturale e non solo un museo legato ai fasti che furono, arriva anche la lettera di “diffida” al Presidente dalla Regione Piemonte: “Qualunque considerazione sul tema successivamente espressa [dopo il Consiglio di Amministrazione dello scorso 19 dicembre, n.d.r.] dal Presidente Giovanni Minoli, rappresenta la manifestazione di insospettate opinioni personali, peraltro non suffragate da alcun segnale di contrarietà in occasione dell’atto deliberativo – che ha visto il Presidente favorevole al pari degli altri consiglieri – e quindi inspiegabilmente maturate in un secondo tempo”. Insomma, se in seduta il bando era andato bene a tutti, mentre oggi non convince il Presidente, che problemi sono sopraggiunti negli ultimi giorni? La voglia di problematizzare ulteriormente la situazione intricata dei musei torinesi?

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui