25 dicembre 2014

Quello strano simbolo chiamato arte

 
Cos’hanno in comune uno studio professionale, una società multi-utility e la Deutsche Bank? L’arte, naturalmente. Al di là di ogni confine

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Nel 1481, il Monte dei Paschi di Siena era una giovane società costituita da poco meno di dieci anni. Per onorarne la recente fondazione, si decise di commissionare un affresco, raffigurante la Madonna della Misericordia, a Benvenuto di Giovanni, un allievo del Vecchietta il quale, nemmeno a farlo apposta, è diventato uno dei “pezzi grossi” della famosa Frick Collection. In questo modo, la Banca senese pose il primo dei tanti tasselli della collezione e, al contempo, iniziò il fenomeno delle corporate art collections. 
Oggi, diverse realtà aziendali hanno deciso di impegnare le proprie risorse nell’acquisizione di opere d’arte e nella promozione di attività culturali. Così, a Napoli, sono state inaugurate, per puro caso significativo nello stesso giorno, due mostre che possono rientrare nell’ambito di questa tipologia, visto che Optima Italia, società di multiservizi nel mercato delle telecomunicazioni e dell’energia, ha promosso Smartup Optima, a cura di Alessandra Troncone, mentre lo Studio Associato Coppola, studio professionale specializzato in area business, è diventato spazio espositivo per Divieto di affissione, giovani avanguardie del sud del mondo, curata da Giuliana Ippolito
LAST22, IT'S AN HOT MEDIA! Stencil tagliato a mano e light painting. Stampa digitale su forex. cm. 100x100
Smartup Optima, al di là della mostra che è stata visibile fino all’inizio di dicembre, è la prima edizione del concorso d’arte contemporanea per artisti under 40, organizzata dalla società multi-utility che ambisce a diventare una temporary gallery, ha detto il Presidente, Danilo Caruso. La giuria, composta da Bianco-Valente, Fabrizio Cappella, Giacomo Guidi, Antonio Pirpan, Olga Scotto di Vettimo, Massimiliano Tonelli e Alessandra Troncone, ha scelto i finalisti – Fulvio Ambrosio, Libera Balzamo, Fabrizio Cicero, Chiara Coccorese, Giulio Delvè, Niccolò De Napoli, Ferdinando Di Maso, Danilo Donzelli, Giuseppe Fontanarosa, Gianni Gentile, LAST 22, Elisa Leonini, Pierpaolo Lista, Francesca Lolli, Andrea Marcoccia, Giacinto Occhionero, Luana Perilli, Angela Pimpinella, Paolo Puddu, Filippo Scaboro, Andrea Silva, Ciro Vitale, VOID – tra oltre 600 partecipanti e, all’unanimità, ha conferito il premio d’acquisto di 5mila euro a Lamberto Teotino. L’opera vincitrice rientra nel progetto del 2012, Sistema di riferimento monodimensionale, serie di stampe ai pigmenti di carbone su carta cotone, che ritrae Thomas Alva Edison. L’immagine è tagliata in corrispondenza del volto dell’inventore. Vincitore del Premio Like, la classifica di gradimento espressa dagli utenti di Facebook, è stato Spiezia, con Tentativo di connessione, composizione di sughero e materiali elettrici, rappresentazione segmentata dell’Italia tagliata a metà da cavi e processori. Chiara Gini, con Off, fotografia che ritrae una ragazza distesa, a occhi chiusi, davanti a un televisore con lo schermo grigio, ha meritato una menzione speciale per aver focalizzato i temi del concorso. 
Gli argomenti sui quali era incentrato il premio, infatti, erano energia, comunicazione, semplificazione della vita, relax, parole chiave dell’universo Optima, ha spiegato Troncone. Tematiche dall’ampia semantica e, infatti, la varietà degli esiti è interessante, ma non tutte le opere sembrano aver individuato con esattezza il punto focale. In ogni caso, l’ampiezza degli strumenti è stata notevole, da video a fotografie, passando per acrilici e stencil, dimostrazione che le nuove generazioni hanno un rapporto aperto, conflittuale ed esplorativo, con la materia e con i linguaggi. Allora, il movimento percettivo è brusco ma interessante, dall’assemblaggio di libri combusti e di cera messi sotto teca, come reliquie antiche, nell’opera di Ciro Vitale, al Marshall McLuhan su forex, realizzato da Vincenzo LAST22 D’Argenio attraverso un’ibridazione di tecniche e stili, incrociando lo stencil inciso a mano, elemento specifico della Street Art, con la luce del light painting. 
CHIARA GINI, OFF Fotografia digitale 2011, stampa su carta fotografica 30x45
Divieto di Affissione è il progetto itinerante della galleria Numen, di Giuliana Ippolito. Allargare gli spazi del circuito fruitivo dell’arte ne è lo scopo dichiarato, magari strizzando l’occhio a nuovi collezionisti e appassionati d’arte. Così, dopo uno studio legale, uno d’architettura e uno dentistico, la quarta tappa si è svolta in uno studio commerciale, all’ultimo piano di un palazzo sull’elegante via dei Mille. Le luci della città sono ben visibili dalla terrazza e «ricordano quelle dello skyline di New York», ha detto Ippolito, riferendosi al 41° parallelo, circonferenza ideale che accomuna le due metropoli. La luce che plasma le figure, nelle opere di Barbara Bonfilio, Sara Cancellieri, Luca Carnevale, Dario De Cristofaro, Iodice-Sarracino, Francesca Manetta, Filippo Mastrocinque, Gema Ruperez, Matteo Suffritti, Vania Elettra Tam e Vittorio Valente, è stata il filo conduttore di questa collettiva. 
Nel corso dell’inaugurazione, si è svolta Il pensiero mi ingrassa, performance di M. Della Morte (Maria Auriemma), ispirata al dialogo tra Edipo e Giocasta, tutta giocata tra grida strozzate e luci a intermittenza azionate da movimenti convulsi. Anche in questo caso, le differenze stilistiche sono notevoli. Si va dalla rappresentazione classica della crocifissione, scomposta in sei light box, di Matteo Suffritti, al reportage fotografico borderline di Dario De Cristofaro, fino all’Adorazione di sé in un unico pensiero, di Sara Cancellieri, una serie di nove acquerelli che ritraggono volti smaterializzati nella luce.  
VOID, MAGNETIC FIELD Legno, dc-motors, calamite, spugna metallica, 122 x 122 x 70 cm, 2014
Deutsche Bank, UBS, JP Morgan Chase e Microsoft, sono solo alcune, tra le società più ricche del mondo, che hanno deciso di investire parte dei propri fondi nell’allestimento di una collezione d’opere d’arte. La Deutsche Bank possiede la corporate collection più ampia, costituita da circa 57mila opere di artisti come Mondrian, Kirchner, Beuys e Kiefer, raccolte attraverso Art works, un complesso programma di acquisizioni. Abstrakt Bild (Faust), imponente composizione pittorica di Gerhard Richter, è esposta, come un simbolo di potenza, nell’atrio della sede di Wall Street. «Arts transcends borders», si legge sul portale web che la banca tedesca ha dedicato all’arte, l’arte trascende i confini. Proprio come il denaro, del resto. 
E anche la cosmetica non scherza. Solo pochi mesi fa, infatti, Leonard A. Lauder ha donato al Metropolitan Museum of Art di New York, 81 opere di Picasso, Braque, Gris e Léger, raccolte dal 1976 a oggi e a rischio dispersione tra gli eredi, “costringendo” il museo ad ampliare l’edificio e organizzare una grande mostra.  
Oltre a un regime fiscale favorevole per il possesso e l’acquisto di opere d’arte, alla probabile rivalutazione del patrimonio investito, alla presenza nel prestigioso settore del mercato dell’arte e alla costruzione del valore economico a lungo termine, i motivi per avviare una corporate collection sono tanti. Al di là della terminologia, un meccanismo molto più antico di quello che si potrebbe pensare, considerando il peso narrativo, comunicativo, che avevano le anfore riccamente decorate, durante il momento del simposio. 

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