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Gli Stati Uniti sono sbarcati a Riad, in Arabia Saudita, per i funerali di Re Abdullah, e non hanno mancato di scatenare un bel pasticcio diplomatico. Stavolta la colpa è di un mancato velo sul capo della first lady Michelle Obama, scesa dall’aereo dell’Air Force One con il marito senza il tradizionale abbigliamento che, per rispetto, anche i turisti o i visitatori dovrebbero indossare nei Paesi Arabi.
Uno scherzetto ma non troppo, tratto distintivo di una politica e di un’idea ben precisa, che ha fatto infuriare i locali, scatenati su twitter e sugli altri social, protestando contro il mancato “riserbo” che spetta alle donne.
Le autorità saudite però, all’atto pratico non impongono per legge queste regole alle straniere, e così la Signora Obama ha scelto il costume occidentale.
Libero arbitrio in non libero stato per riflettere sulla questione delle libertà individuali che spettano un po’ alla nostra coerenza, un po’ alle nostre idee.
Spesso si sente, populisticamente, che chi sceglie un Paese deve adeguarsi alla vita pubblica secondo i tradizionali riti (leggi che le donne in burka o chador in Europa dovrebbero quantomeno scoprire il volto): forse una figura politica come lo è Michelle Obama avrebbe fatto meglio ad adeguarsi al Paese di destinazione. O forse no?
Ma non tutte le reazioni sono state negative: alcuni tweet hanno difeso Michelle, magari ricordando che l’organizzazione del viaggio a Riad è stata improvvisa, a seguito della morte del re.
Una questione spinosa, specialmente in Arabia, dove il rispetto dei diritti umani è tornato al centro dell’attenzione internazionale per la vicenda della condanna a mille frustate del blogger Raif Badawi accusato di insultare l’Islam. Ma chi non crede a Maometto può essere libero di vestire secondo il suo “credo” anche in luogo di stampo tradizionalista? La guerra, in questo caso, si combatte a suon di simboli. La morale, il rispetto, stavolta vengono di conseguenza. Così come la conseguenza del gesto di Lady Obama è aprire una nuova frattura all’indomani dei fatti parigini, futuro spartiacque nella storia dell’Ovest e nel conflitto con “fratelli” diversi, ma non per questo indegni del nostro rispetto. Quando rispettosi e rispettabili, come noi con loro.