22 febbraio 2015

Fino al 28.II.2015 Pepe Dámaso, Estratigrafía Viscontiana Instituto Cervantes, Napoli

 
Venezia 1970. Racconto di un legame vissuto e mai accaduto

di

“Estratigrafía Viscontiana” è il racconto di un dialogo mai avvenuto, espresso mediante una tecnica impeccabile, la cura per il dettaglio e la sontuosità, vera o presunta, della materia. I lavori in mostra, dedicati ognuno a un film del regista, sono ricchi, preziosi, rifiniti e perfettamente risolti sotto il profilo espressivo, compositivo e concettuale. Pepe Dámaso (Isole Canarie, 1933) ha creato per Luchino Visconti una “collezione” che richiama la sartorialità dell’alta moda, dove il genio creativo si mescola con la maestria del lavoro manuale. 
É una storia affascinante, quella che unisce i due artisti, che merita di essere raccontata. Era il 1970 e Dámaso partecipava alla sua prima Biennale di Venezia, la trentacinquesima edizione, proprio nel periodo in cui Visconti stava girando Morte a Venezia. L’artista spagnolo ricorda di avere incrociato di sfuggita il regista, con alcuni protagonisti del film, e di essersene poi dimenticato, preso dal frastuono di quei giorni. Pochi mesi dopo, gli fu comunicato l’acquisto, proprio da parte del maestro, di due sue opere in mostra, due disegni tratti dalla serie Bing di Samuel Beckett. Dámaso racconta di aver scritto, in seguito, una lettera carica di ammirazione al regista, senza mai ricevere risposta. 
I due non si sono mai conosciuti né parlati, eppure, nell’osservare le opere, se ne ricava la sensazione di stare leggendo una corrispondenza privata. 
‹‹Esiste un gran parallelismo tra le personalità di Visconti e di Dámaso. La ricerca della perfezione nel lavoro obbliga entrambi ad affrontare dolorosi conflitti di valore, a fronteggiare tutti i fantasmi che, nelle loro vite trasgressive e poco capite, convertono il loro mondo creativo in uno schermo dove si esibiscono la grandezza e tutte le miserie umane, così come la lealtà alle loro convinzioni che sorgono da un pensiero erudito e intellettuale che provoca la ricchezza creativa di entrambi gli artisti›› scrive la commissaria della mostra, Carmensa de la Hoz Guerra.
Pepe Dámaso, Ritratto di Luchino Visconti, tecnica mista su tavola, 100x130 cm, Dámaso 2006
Dámaso non è mai riuscito a spiegarsi perché il regista abbia acquistato proprio le sue opere, tra ‹‹un mare magnum carico di novità››. Una riflessione in merito potrebbe scaturire dalle parole dell’allora Commissario della Spagna per la Biennale, Luis Gonzalez Robles, che, riferendosi agli artisti più giovani selezionati, tra cui lo stesso Dámaso, così si espresse: ‹‹molti di questi artisti si affacciano per la prima volta alla Biennale di Venezia e arrivano qui con tutta la freschezza della loro gioventù e tutto l’interesse e l’entusiasmo di una prima uscita›› e ancora ‹‹possiamo affermare che la gioventù si è proposta un necessario scontro con la realtà, un compromesso, una necessaria revisione. E lo ha fatto in tutti i campi, con sincerità e, quello che è ancora più vantaggioso, con riflessione. E logicamente sorge come un protagonista l’uomo. Un nuovo modo di vederlo, una nuova immagine. La nuova immagine dell’Uomo e del suo ambiente››. 
Chissà se Luchino Visconti, nel visitare il padiglione spagnolo avesse intuito tutto questo. Eppure, Morte a Venezia è il racconto di un artista che s’innamora di un giovane adolescente e, improvvisamente, si ritrova assalito dai suoi sentimenti e dalla vecchiaia che sopraggiunge. È la storia di un uomo in una fase di transizione, che deve fare i conti, cercando un compromesso, con la trasformazione del suo corpo e con la sua immagine che cambia, con l’ardente desiderio amoroso che l’opprime e l’irrefrenabile smania di conservare intatta una giovinezza ormai perduta. 
Anche l’esplicito richiamo alla tematica omosessuale, che ancora destava scandalo nell’Italia degli anni ’70, apriva in maniera provocatoria una riflessione in merito a quella che poteva essere una ‹‹nuova immagine dell’Uomo››. 
Può darsi che Visconti sia stato attratto proprio dalla ricerca di quella fresca gioventù di artisti spagnoli, raccontata dal commissario Luis Gonzalez Robles. Gioventù che, nel suo film, tanto soffocava di desiderio Gustav Von Aschenbach. Questo non si saprà mai, ma Pepe Dámaso ci ha resi partecipi del suo legame con Luchino Visconti, che appare più che mai indissolubile, proprio perché irrisolto e carico di interrogativi.

Arianna Piccolo
mostra visitata il 6 febbraio 2015
dal 28 gennaio 2015 al 28 febbraio 2015
Pepe Dámaso, Estratigrafía Viscontiana
Instituto Cervantes, Via Nazario Sauro, 23 – 80132 – Napoli
Orario: lunedì-venerdì: 10-19; sabato: 10-13
Ingresso: libero
Info: tel + 39 081 195 633 11; cennap@cervantes.es

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