26 febbraio 2015

Vediamoci alla Carrara. Riapre, dopo sette anni di restauri, l’Accademia di Bergamo. Ecco come sarà

 

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Data astrale 23 aprile, con un hashtag azzeccatissimo: #vediamoci. 
Vediamoci all’Accademia Carrara di Bergamo, che riapre dopo 7 anni di restauri (in origine dovevano essere 5) e qualcosa come 11 milioni di euro investiti, di cui 10 dal comune e 1,5 solo nell’ultimo periodo, offerti dalla Fondazione Credito Bergamasco.
“Il museo dei collezionisti”, come lo aveva definito Federico Zeri che insieme a Guglielmo Lochis e Giovanni Morelli ha contribuito, nei 200 anni di storia della Pinacoteca, a donare una serie cospicua di opere, si è presentato in gran stile stamattina al Poldi Pezzoli di Milano, altra istituzione vicina alla Carrara per il grande contributo dei mecenati.
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, oltre a fare gli onori di casa non fa mistero dei costi che hanno contraddistinto l’operazione – che vi abbiamo annunciato qualche riga sopra – e parla di una coincidenza «fortuita ma fortunata, l’inaugurazione a una settimana prima di Expo, che ci permetterà di presentarci con la nostra migliore offerta culturale completamente rinnovata»
Maria Cristina Rodeschini, responsabile della divisione Accademia Carrara – GAMeC, parla di un ritorno importante per la vita della comunità: «La chiusura è stata necessaria, perché le sale avevano grandi problemi strutturali: non c’era climatizzazione, sistemi di sicurezza antiquati, c’era bisogno di un riordino. Un museo chiuso in una città è una ferita, ma questi sette anni oltre che essere stati fondativi hanno creato grande attesa. Sono stati anni utilizzati nel migliore dei modi».
E allora, vediamola brevemente questa nuova Carrara: 3 piani, di cui il ground floor usato per servizi e accoglienza; 600 opere in totale, di cui 50 sculture, aumentate di 120 pezzi rispetto al 2008. Il patrimonio sarà svelato in ordine cronologico ma non didascalico, suddiviso per aree tematiche in 28 sale, formulate da una commissione composta da Sandrina Bandera, Giovanni Romano, Massimo Ferretti, Enrica Pagella, Caterina Bon Valsassina, la stessa Rodeschini, Giovanni Valagussa e Giuseppe Napoleone
Tra le altre anche una sala dedicata a Lorenzo Lotto e Giovanni Cariani, Moroni e Fra Galgario, protagonisti di una campagna di restauri che ha messo le mani su qualcosa come 130 opere – tutte, per fortuna, provenienti da collezioni private e spesso di piccole dimensioni e dunque egregiamente conservate – che in questi anni hanno viaggiato per i musei del mondo come prestiti e che quindi sono state via via “curate”.
Come accade anche con la scelta delle cornici: attorno alle tele torneranno visibili i frame dell’ottocento, ritrovati nei solai della Carrara, e tolti durante l’allestimento del 1955. 
Un lavoro di squadra che non solo ha coinvolto studi di Bergamo, ma anche il laboratorio di restauro della Pinacoteca di Brera e l’Opificio delle pietre dure di Firenze, che ha riportato allo splendore Pisanello, Mantegna, Raffaello, Botticelli, Bellini.
A gestire tutta questa meraviglia che, si avvisa, avrà anche un allestimento su una base compositiva da quadreria del ‘700, sarà proprio Fondazione Creberg, il cui rappresentante, il Presidente Angelo Piazzoli, parla di un periodo felice per Bergamo, che avrà anche la prima mostra mondiale dedicata a Palma il Vecchio. Insomma, tutto è pronto per il grande appuntamento: vediamoci! Noi non mancheremo, per raccontarvi i dettagli.

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