04 marzo 2015

Antichissimi contemporanei. Da Norma Mangione una mostra ripercorre la “Maniera Nera” in quattrocento anni di storia, fino alla produzione di Vija Celmins

 

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Ai digiuni di tecniche di stampa il termine “Maniera Nera” significherà ben poco. Anzi, magari rievocherà idee scure, gotiche. Non avete tutti i torti, in effetti. Perché la “Maniera Nera” o “mezzatinta” è un processo di stampa ideato da Von Siegen, che nel 1642 arrivò a invertire il procedimento dell’incisione, mettendo a punto un sistema che consiste nel lavorare a secco, con una fitta trama di segni in grado di restituire in stampa il nero dal quale successivamente si ricavano, per mezzo di carta abrasiva, raschietto e brunitoio, tutte le sfumature e le gamme tonali intermedie fino a ottenere il bianco, dato dall’assenza di segni. Perché questa premessa? Perché a Torino da Norma Mangione (in collaborazione con Matteo Crespi e Il Bulino Antiche Stampe) a cura di Francesco Barocco, da stasera e per un mese saranno a confronto i fogli degli incisori John Raphael Smith, Richard Houston, S.W. Reynolds e Richard Earlom, accostati alle opere di Vija Celmins (nato nel 1938 in Lettonia e di casa a New York), uno dei pochissimi artisti contemporanei che hanno scelto di lavorare (in una maniera ferrea) con la tecnica della “Maniera Nera”. Una mostra decisamente particolare, quasi un progetto di studio, che porta in scena opere che hanno in sé un’esplorazione profonda e quasi “fotografica” delle superfici: ragnatele, un cielo stellato o l’oceano increspato dalle onde. Una bella maniera per stupire, anche con una serie di precisi incontri inediti. 

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