26 marzo 2015

Fino al 26.IV.2015 Luca Maria Patella. Ambienti proiettivi animati, 1964-1984 Macro, Roma

 
I primi vent’anni di carriera dell’erede italiano di Duchamp

di

Di solito è etichettato come concettuale, figlio di Duchamp.
Ma è la poliedricità la caratteristica di Luca Maria Patella che da sempre lo rende l’incubo degli storici dell’arte catalogatori e ordinatori di cassetti, e che pervade oggi la grande mostra allestita al Macro “Ambienti Proiettivi Animati 1964-1984”, curata da Benedetta Carpi de’ Resmini e Stefano Chiodi, col prezioso contributo della Fondazione Morra di Napoli. Stesso titolo della prima personale di Patella tenuta nel 1968 all’Attico, la mostra raduna un bel sunto dei primi venti anni di attività di Patella. C’è il Patella insospettabile precursore della Land Art, suo malgrado, con Terra animata (misurazione della terra) nel 1967, un set di video e tele fotografiche che documentano una performance collettiva di misurazione fisica e poetica allo stesso tempo di un campo. Oppure il Patella ispirato poeta nello stregante (ma anche un poco mortifero) ambiente sonoro interattivo Alberi parlanti – ricostruito per la prima volta dopo la sua ultima esposizione alla Walker Art Gallery di Liverpool nel 1971 – dove, in un boschetto sotto un cielo di nuvole veloci, alberi secchi sussurrano all’orecchio dei visitatori brani letterari, poetici, e persino un dialogo tra Patella e Pierre Restany (che lo definì esattamente «homme-orchestre»). 
Luca Maria Patella, Alberi parlanti, Ambienti proiettivi animati, 1964-1984
Ma Patella è anche astronomo (il padre lo era sul serio) e astrologo, ermetico e junghiano nella imponente installazione Mysterium Coniunctionis (Mitocosmobiografia) dove narra di sé e della sua amata tra apparati cosmologici e vasi fisionomici. Ed è anche regista di situazioni estemporanee come Camminare! E Stare al bar in cui azioni comportamentali – analizzate quasi con il piglio del sociologo –  si svolgono in un ambiente preparato insieme a immagini proiettate. 
E poi fotografie e film in gran quantità ci rammentano la natura sua di instancabile sperimentatore,  spesso egli stesso inventore e costruttore degli strumenti di ripresa – ricordiamo che Patella studiò chimica in Sud America durante la sua gioventù irrequieta. Mentre i titoli giocosi svelano una formazione che aggiorna le trovate dada e surrealiste sulle più moderne conquiste della semiotica, ricordandoci che alla fine è tutta una questione di linguaggio.
Presente anche una serie di film sperimentali visionabili in Sala Cinema, e una selezione della vasta produzione libraria di Patella.
Che si conferma essere un artista inclassificabile nel panorama italiano, fuori dalle mode e dalle tendenze, fuori dai gruppi, o trasversale ad essi, e perciò straordinariamente libero.
Mario Finazzi
mostra visitata il 24 febbraio
Dal 30 gennaio al 26 aprile 2015
Luca Maria Patella. Ambienti proiettivi animati, 1964-1984
MACRO 
Via Nizza, Sala Bianca
Orari: da martedì a domenica ore 11.00-19.00; sabato ore 11.00-22.00; 

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