25 marzo 2015

Fino al 18.IV.2015 Shake Up in Accademia Accademia di Belle Arti, Napoli

 
Tra i frammenti degli anni ’80. Ancora un tassello per tentare di costruire l’immagine della decade infinita

di

Difficile capire perché gli anni ’80 siano così riconoscibili alla vista e così ritrosi all’interpretazione. Ci sono tutti gli estremi per un bel paradosso, perché è vero che le spalline, gli yuppies, i colori fluo, i fuseaux, il punk rock e la perestroika sono simboli immediati del decennio ma cosa abbia rappresentato quell’epoca, quali particolari abbia omesso e rivelato, rimane un mistero. Allora, è arrivato il momento di provare a capire qualcosa oppure, almeno, attivarsi in quella direzione, mettendo ordine, avviando studi, innescando relazioni, mostrando cose. 
L’operazione che è stata condotta a Napoli ha iniziato a muovere le acque, imperversando per i quattro angoli della città, coinvolgendo tutto, o quasi, l’apparato dell’arte. Tutto è iniziato da “Rewind. Arte a Napoli 1980-1990” di Castel Sant’Elmo, curato da Angela Tecce, passando per “Blow Up. Fotografia a Napoli 1980-1990” di Villa Pignatelli, a cura di Denise Maria Pagano e Giuliano Sergio, fino a “Shake Up in Accademia 1980-1990”, a cura di Aurora Spinosa – già direttrice dell’Accademia – e Mario Franco. 
Armando De Stefano, La fossa del guerriero, 1986
Si diceva, appunto, dei camaleontici anni Ottanta e se Sant’Elmo e Villa Pignatelli hanno messo in evidenza quel linguaggio non pacificato di reazioni e aperture che si radicò tra contesto urbano e scena internazionale, tra gallerie e istituzioni, l’Accademia circoscrive saggiamente il focus, guardando alla sua complessità endemica, tra le ricerche e le influenze dei suoi maestri. In primis, Gianni Pisani, direttore dal 1984, che dispose il suo programma verso una politica culturale di apertura al contemporaneo e al contingente, privilegiando il rapporto sensibile con l’oggetto e l’azione e proponendo l’Accademia come sede di mostre di spessore, tra le quali spiccano, per discrepanze formali e continuità programmatica, quelle dedicate a Gorge Grosz, Otto Dix e Joseph Beuys. Allora, le sale della Galleria dell’Accademia sono anche troppo esigue per accogliere tutto ciò che si potrebbe o dovrebbe mostrare, «non vorrei chiamarle assenze ma le ovvie esigenze di spazio hanno imposto una scelta dolorosa», ha detto Aurora Spinosa, prevedendo le discussioni che esposizioni di questo genere suscitano. Sicuramente, ci sarà qualche grande escluso nella pur nutrita schiera formata da Carlo Alfano, Mathelda Balatresi, Renato Barisani, Bruno Di Bello, Giuseppe Capasso, Claudio Carrino, Luciano Caruso, Angelo Casciello, Gerolamo Casertano, Gabriele Castaldo, Salvatore Cotugno, Loredana D’Argenio, Armando De Stefano, Crescenzo Del Vecchio, Giuseppe Desiato, Baldo Diodato, Carmine Di Ruggiero, Roberto Donatelli, Antonio De Filippis, Gerardo Di Fiore, Nino Longobardi, Guglielmo Longobardo, Luigi Mainolfi, Giuseppe Maraniello, Rosaria Matarese, Annibale Oste, Mimmo Paladino, Salvatore Paladino, Rosa Panaro, Peppe Pappa, Augusto Perez, Mario Persico, Giuseppe Pirozzi, Gianni Pisani, Vettor Pisani, Carmine Rezzuti, Errico Ruotolo, Quintino Scolavino, Antonio Siciliano, Domenico Spinosa, Bruno Starita, Marianna Troise, Salvatore Vitagliano, Elio Waschimps, Giuseppe Zevola, Natalino Zullo.  I grandi temi, però, ci sono tutti, a malapena contenuti dalla pannellatura che, in alcune zone, soffre l’abbondanza di opere. Dalle grafie concettuali di Alfano, alle ombreggiature realistico-sociali di De Stefano, dalla dilatazione delle superfici geometriche di Barisani, all’esplosione ironica del disegno di Persico, passando per la rappresentazione teatrale della mitologia di Di Fiore, per le icone enigmatiche di Pisani e per l’imprevedibilità teorica e oggettuale dell’installazione variabile di Zevola, si scompone il racconto di un periodo talmente indisciplinato che, come tutte le strutture umane, potrebbe anche essere solo un’invenzione del linguaggio. Forse, gli anni Ottanta non sono esistiti affatto. 

Mario Francesco Simeone 
Mostra visitata il 28 gennaio 2015 
Dal 28 gennaio al 18 aprile 2015 
Shake Up in Accademia. 1980-1990 
A cura di Aurora Spinosa e Mario Franco 
Accademia di Belle Arti di Napoli – Galleria dell’Accademia 
Via Bellini, 36, Napoli 
Orari: dalle 10.00 alle 14.00, chiuso la domenica 
Info: ufficiostampa@abana.it

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