30 marzo 2015

Riapre l’Egizio di Torino, e per una volta tanto l’eccellenza italiana pare trionfare. Insieme alla meraviglia della riscoperta dei suoi tesori

 

di

Ci siamo, e non è un Pesce d’Aprile: dopo cinque lunghi anni di lavori, riapre finalmente, del tutto rinnovato, il Museo Egizio di Torino, il più importante del mondo subito dopo quello del Cairo. Una inaugurazione aperta al pubblico e sold out da settimane, quella del primo aprile, che fa il paio con l’invasione di centinaia di giornalisti da tutto il mondo durante l’anteprima stampa: una cosa che da noi non si è praticamente mai vista. Esauritissimi i posti disponibili su prenotazione sul sito www.egizio1aprile.it, per gli appassionati che desiderano approfittare dell’apertura prolungata e gratuita dell’inaugurazione non resta che recarsi sul posto e aspettare, diligentemente, il proprio turno: avranno l’accesso garantito, ma solo dopo chi si è prenotato per tempo.
E merita, il nuovo Museo Egizio. Che perde l’indicazione territoriale (via “Torino” dal logo: siamo internazionali!), raddoppia o quasi gli spazi (da 6.400 a 10mila metri quadrati distribuiti su quattro piani) e diventa multimediale, permettendo ai visitatori di interagire grazie a tablet e smartphone con ogni reperto e tradurre persino le iscrizioni geroglifiche.
Il percorso, altamente suggestivo, è stato completamente rivisto con la collaborazione dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti, che ha firmato in particolare l’allestimento della spettacolare Statuario e ha “disegnato” il viaggio delle scale mobili che collegano i piani espositivi come una sorta di “risalita” immaginaria attraverso il Nilo. Le sale si susseguono rispettando rigorosamente l’ordine cronologico ma proponendo in maniera moderna e accattivante oltre 30mila reperti che datano dal Paleolitico all’epoca copta, dunque dal 4000 a.C. al 500 d.C. Presenti anche numerose mappe e ricostruzioni 3D dei contesti archeologici.
L’attuale collezione egizia torinese, una delle più importanti in assoluto al mondo, è il risultato di una lunga storia di acquisizioni frutto di passione antiquaria. A dare il “la” fu, nel 1759, un appassionato egittologo di Padova, Vitaliano Donati, che inviò i reperti trovati durante alcuni suoi scavi proprio a Torino. Questo primo nucleo fu implementato in maniera esponenziale dal piemontese Bernardino Drovetti, console generale di Francia durante l’occupazione dell’Egitto da parte di Napoleone: era l’epoca in cui, grazie agli scavi archeologici e alla decifrazione dei geroglifici grazie all’erudito François Champollion, letteralmente esplose in tutta Europa la moda per le antichità egizie e per l’Oriente in generale. Drovetti riportò in patria oltre 8mila oggetti tra statue, sarcofaghi, mummie, papiri, amuleti e monili. Una parte della collezione fu acquistata da Carlo Felice di Savoia; passo successivo, nel 1824, la fondazione del Regio Museo delle Antichità Egizie, che a fine secolo contava già centinaia di reperti.
A dare decisivo impulso al Museo fu però il grande egittologo Ernesto Schiaparelli (1856-1928), già direttore della Sezione Egizia del Museo archeologico nazionale di Firenze, che posto a capo del Museo torinese diresse numerosi scavi in Egitto e scoprì, tra le tante, la tomba di Nefertari, sposa di Ramesse II, e quella dell’architetto Kha. Alla sua morte il patrimonio superava abbondantemente i 30mila pezzi, tutti di una qualità tale da fornire uno sguardo completo sulla vita, gli usi e i costumi, l’arte e le tradizioni dell’Antico Egitto nella sua purimillenaria ed eterogenea storia.
Essenziale ma ricco di significato il concept del nuovo logo elaborato da Ico Migliore e Mara Servetto, Migliore+Servetto Architects, bastato essenzialmente sulla grafica: espunto, come detto, il richiamo esplicito a Torino, restano le iniziali ME (Museo Egizio) rese rielaborando l’antico geroglifico simbolo dell’acqua. Il riferimento resta però a livello ideale come traccia di un legame simbolico tra la città piemontese e l’Egitto nel nome della comune presenza dall’acqua, del Nilo e del Po.
Il primo aprile l’ingresso al Museo è gratuito, con apertura prolungata dalle 9 alle 24. Poi si pagherà, per vedere tutte queste bellezze, 13 euro per i biglietti interi e 9 per i ridotti, con ulteriori riduzioni e gratuità per bambini e gruppi scolastici. Col biglietto di ingresso sarà consegnato un braccialetto graficamente personalizzato, dotato della tecnologia Radio-Frequency IDentification (RFID), che permetterà di monitorare in tempo reale i flussi degli ingressi e la permanenza del pubblico nelle diverse sale. (Elena Percivaldi)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui