01 aprile 2015

Fino all’11.IV.2015 Daniel Buren. Una cosa tira l’altra, lavori in situ e situati, 1965-2015 Galleria Continua, San Gimignano

 
Il cinema-teatro sede della Galleria Continua a San Gimignano ospita una mostra monografica, Una cosa tira l’altra, di Daniel Buren, l’artista francese che ha fatto del colore e della geometria il suo primario filone espressivo

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Sono esposte una serie di opere datate dal 1965 in poi, opere differenti tra loro ma nelle quali è possibile individuare una matrice comune: la riga, la campitura piatta, il colore puro; elementi mutuati dalla tela da tende a righe che Daniel Buren (1938) ha iniziato ad adoperare nelle sue realizzazioni già all’inizio della sua carriera artistica. Dalla stoffa passa rapidamente alla carta a strisce e anche in questo caso si tratta di strisce fabbricate industrialmente e, dunque, strisce “anonime”, l’una uguale all’altra dove la sola differenza è data dal diverso colore che si alterna con il bianco, ora il rosso, ora il giallo, ora il blu o il verde. Queste strisce anonime sono nel tempo però diventate la cifra stilistica di Buren, il suo segno di riconoscimento, il suo alfabeto visivo. 
Buren per il suo lavoro utilizza l’espressione in situ per definire le opere realizzate per un determinato luogo, non solo luogo fisico, ma anche culturale, il luogo nel quale le opere sono accolte. L’artista decide di intervenire in un certo luogo e il dialogo che con esso intraprende, con l’architettura, la cultura, lo spazio, la natura, la società porta esplosioni sempre più articolate di colori e materiali differenti che hanno sempre le solite caratteristiche. La combinazione di questi elementi nel tempo ha fatto sì che Buren si rinnovasse continuamente, senza però mai snaturare il suo solido e granitico impianto di base, geometria e astrazione.
Quando all’inizio della sua carriera il suo lavoro non veniva apprezzato e le gallerie lo snobbavano la strada era diventata il fulcro attorno al quale girava tutto il suo “fare arte”, interveniva nell’arredo urbano in modo più o meno “autorizzato” e cominciava a farsi notare. Muri, porte, pensiline, bandiere, cartelloni pubblicitari: erano questi i suoi spazi di azione e ancora oggi lo sono rimasti; i suoi interventi in situ giocano sui punti di vista, sulla luce o sulla sua proiezione, sul colore, sul movimento: questi interventi giungono così a trasformare radicalmente il luogo in cui sono posti.
Daniel Buren - Una cosa tira l’altra, lavori in situ e situati, 1965-2015, vista della mostra
Il gioco della proiezione e del movimento è evidente in una serie di opere quadrate (2015) a campitura piatta davanti alle quali, distanziato e fissato al soffitto, è posto un pannello in plexiglas opacizzato in alcune parti che proietta la propria ombra sulla parete. Ponendosi perfettamente davanti al pannello anche la campitura piatta della tavola dipinta, apparirà modificata.
Daniel Buren non ha uno studio dove prepara le opere, una vera e propria fucina nella quale lavora. Le sue opere nascono in situ, è lui che di volta in volta si sposta e interagisce con lo spazio, infatti anche a San Gimignano è intervenuto in galleria creando nella platea una grandissima installazione fatta con tubi innocenti e tavole di legno a righe bianche e verdi e anche in questo caso, partendo da un’idea ha modificato lo spazio, ha improvvisato sul momento creando una grande struttura sulla quale è possibile camminare e dalla quale è possibile scoprire punti di vista sorprendenti. Oltre a creare un percorso per portare il visitatore ad affacciarsi nel sottotetto per scorgere una lanterna a righe rossa e nera – analoga a quelle che ha realizzato per l’iniziativa Luci d’artista a Torino (e a Firenze) – Buren entra in dialogo anche con altri artisti della galleria come per esempio Sol Lewitt: con il quale crea un rapporto di contiguità facendo creare delle finestre quadrate sul pannello in cartongesso che protegge un wall drawing. La parete bianca è tagliata in 3 punti e lascia scorgere gli sgargianti colori dell’opera. Camminando sull’impalcatura-installazione Buren dà modo di osservare, da punti di vista inconsueti, opere anche di altri artisti che lui stima come Chen Zhen, Pascale Tayou, Anish Kapoor ecc. Una passeggiata insolita che consente al visitatore di scoprire un diverso punto di vista di uno spazio “solito” e diventare egli stesso parte integrante dell’opera.
Enrica Ravenni
mostra visitata il 21 febbraio 2015
Dal 22 febbraio all’11 aprile 2015
Daniel Buren. Una cosa tira l’altra, lavori in situ e situati, 1965-2015
Galleria Continua
Via del Castello 11, San Gimignano – Siena
Orari: dal lunedì al sabato 10,00-13,00; 14,00-19,00

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