02 aprile 2015

L’importanza di guardare gli altri

 
Il ritratto come arricchimento del mondo, e della personalità. Una nuova lezione anti-selfie viene dalla National Portrait Gallery di Londra, dove -spiegano – bisogna fare “resistenza” e “grandi concerti”. Non capite? Leggete qui

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La questione sembra ad appannaggio esclusivo di sociologi che nulla hanno di meglio da fare se non commentare burberamente le nuove mode occidentali. Ma la questione del selfie sta diventando un tema davvero globale, in grado di coinvolgere tutti gli ambiti della vita privata, ma sempre di più anche della collettività.
Stavolta la “redenzione” da questa egocentrica dipendenza viene dalla Gran Bretagna, dove Simon Schama, storico dell’arte alla National Portrait Gallery, è stato coinvolto dalla BBC per un nuovo programma che supporterà la mostra “The Face of Great Britain”, esplorando i temi del ritratto dai volti di Enrico VIII a Sir Winston Churchill, da John Lennon ad Amy Winehouse.
E allora, che c’entrano i selfie? C’entrano perché dal mondo dell’arte arriva l’invito a posare i propri smartphone e a guardare gli altri, in diretta controtendenza rispetto ai programmi dei musei che spesso vediamo in atto come “promozione”, dove al pubblico è chiesto di partecipare a contest, giornate e iniziative varie ed eventuali, anche postando il proprio volto autoscattato da qualche parte o con determinate opere. 
«Guardare negli occhi di un soggetto ritratto fornisce una panoramica del suo carattere, e guardare sconosciuti per strada o sui mezzi pubblici può essere un’esperienza arricchente. Dobbiamo essere in una comunità in cui ci si affaccia allo scambio, che significa molto più che mostrarsi su facebook». Un messaggio semplice ma di questi tempi  sembra rivoluzionario, o forse non lo è visto che siamo in qualche modo nel tempio della ritrattistica globale di ogni genere. 
«I selfie sono istantanei e li amiamo soltanto finché non escono dallo schermo, ma lo scopo dell’arte è la resistenza. I ritratti da social media sono un rumore bianco. I grandi ritratti sono grande musica», ha spiegato Schama che forse non sa che, dopo il bastoncino per l’autoscatto è stata brevettata la scarpa-selfie: con un portacellulare in punta e un un tasto per lo scatto azionato con le dita, qualcuno un po’ egocentrico e un po’ fissato, potrà anche mostrare la propria faccia in una foto fatta con i piedi. 
E oggi viene da chiedersi, dov’è finita la trasgressione di chi osava andare controtendenza? Soffocata dall’ennesimo selfie? (MB)

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