10 aprile 2015

L’Intervista/Jorge Fernandez

 
CUBA, UN PADIGLIONE CHE VI SORPRENDERÀ
L'utopia, la rottura e il gesto critico verso le istituzioni segnano le opere che rappresentano l’Isola alla Biennale

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Non è solo per la recente distensione con gli Stati Uniti che oggi Cuba merita attenzione. Da tempo, nell’isola operano artisti estremamente interessanti, ma poco noti. Messi in ombra da altri che lavorano all’estero. Questa è l’occasione per conoscerli. Come spiega Jorge Fernadez Torres, direttore del Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam, che organizza la Biennale dell’Avana.
Cuba è oggi al centro dell’attenzione internazionale. In che modo il Padiglione racconterà la nuova realtà del Paese?
«Quando abbiamo pensato il Padiglione di Cuba per la Biennale di Venezia non era ancora stata annunciata la ripresa del dialogo tra Cuba e gli Stati Uniti al fine di normalizzare le relazioni tra i due Paesi, anche se l’arte anticipa sempre i processi che convergono sugli eventi sociali e politici. Ciascuna delle opere qui presentate apre un dialogo tra l’esperienza personale dell’artista e il mondo che lo circonda. L’utopia, la rottura e il gesto critico verso le istituzioni contraddistinguono la proposta della maggior parte dei pezzi che mostriamo. Credo che la forza di queste opere provenga anche da tutto ciò che viene apportato loro dal contesto.
Il lavoro di Luis Gómez s’intitola La Rivoluzione siamo noi ed è in linea con la critica alle istituzioni che ha caratterizzato il suo lavoro negli ultimi anni. Lo sguardo non resta solo all’interno del Paese, ma raggiunge anche gli interstizi del mercato e i vincoli con le grandi Biennali. In qualche modo questo lavoro anticipa la preoccupazione che molte persone sentono per di ciò che potrebbe accadere con l’arte a Cuba quando i grandi collezionisti americani arriveranno sull’isola.
Celia e Junior, con un’opera come Apuntes en el hielo, stanno facendo un inventario delle tesi di laurea in Sociologia presso l’Università di L’Avana. Il semplice fatto di mostrare pile di fogli di carta su cui per anni sono stati stampati questi lavori e la proiezione dei loro titoli sono un gesto di avvertimento circa la disconnessione tra la conoscenza e l’attuazione di determinate politiche.
Grethell Rasúa presenta un lavoro dal titolo De la permanencia y otras necesidades, è un appunto su una performance che ha realizzato in precedenza. Il legame tra l’arte e le sue possibili rappresentazioni, l’idea del femminile, il dolore sono elementi che possono essere facilmente reperibili nelle sue opere.
Inoltre Susana Pilar Delahante presenta un lavoro che si chiama Dominio Immaterial  prodotto durante una residenza presso ZKM e, per quanto ne so, si tratta della prima opera di second life della storia dell’arte cubana. Susana ha creato una alter ego chiamata Flor Elena Resident, una dominatrice nera di uomini. La riflessione sulla natura delle donne, la razza, la discriminazione sono questioni che scorrono in un lavoro come questo».
 Luis E. Gómez Armenteros La Rivoluzione Siamo Noi 2015 Installation, paper and pallet, size 65 cm x 200 cm x 240 cm Graphics 3d by Yusnier Mentado © Luis Gómez

Da dove nasce la scelta di mettere insieme artisti cubani e artisti stranieri?
«La decisione è stata presa degli organizzatori del Padiglione: Christian Maretti e Miria Vicini. Una questione che ha raggiunto maggior integrazione e qualità delle proposte con l’incorporazione del giovane curatore italiano Giacomo Zaza».
Alcuni artisti cubani, tra gli altri: Prieto, Gairacoa e Bruguera, sono molto conosciuti all’estero. Voi presentate artisti meno noti al grande pubblico e al mercato internazionali. Perché proprio loro?
«Cuba ha molti bravi artisti e coesistono molte generazioni che vivono dentro e fuori l’isola. Fare una selezione è molto difficile. Bisogna pensare al concetto curatoriale e poi arrivare ad una nomina. In questo caso abbiamo Luis Gómez, artista e professore presso l’Università delle Arti, che è un riferimento obbligato per ogni storia dell’arte cubana degli ultimi anni. Il fatto di essersi mantenuto fuori dal mercato gli ha reso possibile creare un lavoro totalmente libero ed è stato un virtuoso della performance. Precursore sull’isola della video-arte e dell’arte vincolata alle nuove tecnologie.
Celia e Yunior, Grethell Rasúa e Susana del Pilar Delahante si sono formati all’Istituto Superiore delle Arti e, pur essendo giovani, hanno accumulato un curriculum interessante con la partecipazione in ottime mostre a livello internazionale e per aver svolto residenze di grande prestigio nel mondo. Tutti sono stati artisti invitati ad alcune edizioni della Biennale dell’Avana e il lavoro di ognuno di loro possiede un rigore concettuale e una qualità straordinaria».
 
(MB)

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