17 aprile 2015

Nuovo Cinema Italia

 
Garrone, Sorrentino, Moretti: tutti al Festival di Cannes. L'Italia a marce alterne, del colpo al cerchio e alla botte, stavolta vince. Anche se non si porteranno a casa Palme d'Oro, ma questo è tutto da vedere

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Il prodigo di entusiasmi ministro Dario Franceschini ha accolto la notizia con un «Il nostro cinema, che è tornato a parlare al mondo come fece negli splendidi anni del dopoguerra e del boom economico». Parliamo ovviamente della nomina di Matteo Garrone, con Il racconto dei racconti, di Nanni Moretti, con Mia Madre, e di Paolo Sorrentino, con La giovinezza a cui si aggiunge Roberto Minervini col film documentario Louisiana nella sezione “Un certain regard”, che saranno al Festival del cinema di Cannes dal prossimo 24 maggio.
Una splendida notizia per il mondo delle immagini in movimento tricolore, e che di certo – anche se non vi saranno Palme d’Oro assegnate – è già una prima vittoria. Per certi versi il Ministro ha ragione, e quel che stupisce quotidianamente è come il nostro Paese viva di velocità che dire alterne è dire poco: dopo il Premio Europeo per il Patrimonio, di cui vi abbiamo raccontato negli scorsi giorni, ora questa buona notizia, che si associa però per esempio ad altre vicissitudini del Paese meno buone, come ad esempio i ritardi colossali di Expo, il problema delle infrastrutture, la mancanza di fondi per la cultura in genere. La bellezza dell’Italia, a volte, sembra che stia nascosta anche nel suo essere nazione schizofrenica: «I nostri film, ognuno a suo modo, cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema. Ci auguriamo che la nostra presenza a Cannes possa essere uno stimolo per tanti altri registi italiani che cercano strade meno ovvie e convenzionali», hanno dichiarato i registi. E hanno detto bene: “uno sguardo sulla realtà”. 
Ancora una volta infatti dovremmo guardarci con attenzione, e pensare che quando ci si mette d’impegno (Mibact compreso, la cui commissione cinema ha contribuito alla produzione di due dei tre film in concorso) siamo decisamente bravi nel lavoro. E se Minervini ha parlato di un festival che guarda il cinema “senza compromessi”, il futuro dell’Italia della cultura e in generale potrebbe essere quello di scendere a compromessi con la capacità di innescare una crescita costruttiva. E reale. Visto che i mezzi non sembrano sempre mancare! (MB)

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