18 aprile 2015

Milano Design Week/Più che un “Fuori salone” è una mostra: ecco il nuovo Superdesign Show, in via Tortona

 

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Non chiamatelo più Superstudio, almeno durante il Fuori Salone. Come ci aveva annunciato Gisella Borioli, nell’intervista sul nostro Exibart.onpaper 90, che in questi giorni trovate in distribuzione anche da queste parti, c’è una nuova vita in via Tortona – per alcuni polo “vecchio e stanco” del design: è, appunto, il Superdesign Show.
Ha trasformato il Superstudio, l’ha reso un ente organico e, soprattutto, l’ha reso decisamente più affascinante. Il merito è dell’art director Caterina Nisivoccia, con gli arredi firmati De Rosso e una serie di volumi occupati spesso da proposte che hanno a che fare con l’Oriente. Ma stavolta scordatevi divani e sedie (certo, ci sono pure questi complementi, ovvio) ed entrate nel vivo di ambienti immersivi, che decisamente tracciano la situazione estetica degli Emirati Arabi Uniti, della Cina, del Giappone.
Poi, sul terrazzo (anzi, al Superortopiù) l’arte: il 1 maggio aprirà infatti una risaia d’autore, contenuta all’interno del simbolo dell’infinito più un cerchio. Esatto, avete capito bene: è Coltivare la città di Michelangelo Pistoletto, che accompagnerà questo roof metropolitano per diversi mesi, fino a ottobre e alla fine dell’Expo, e alla raccolta del riso. Una città che anche da queste parti si scopre green, e densa del desiderio di nutrire, visto che a Porta Nuova a fine estate si mieterà il grano. Ma sul tetto torneremo più avanti.
Scendiamo ed entriamo ad “Islamopolitan”: la civiltà araba non è mai stata così ricca e poetica come in questa mostra di oggetti che comprendono tappeti e vasellame, in una prima italiana che anticipa un tour europeo. Se del Medio Oriente tornano sempre nell’immaginario, alternativamente, suk o centri commerciali, stavolta il bell’allestimento di prodotti d’autore (dei designer e artisti del Maraya Art Centre della città di Sharjah) vi sorprenderà, così come il grande giardino zen (o quasi) di Red Star Macalline, dedicato a designer cinesi con un immenso tavolo-fiume a correre al centro della sala. Stavolta, insomma, più che raccontato il Superdesign Show va visto e vissuto. E talvolta guardato con la voglia di sorprendesi, come accade nel “Padiglione giapponese” di Aisin (foto sopra). 
La tecnologia innovativa per la sicurezza e la qualità della vita, come recita il claim, diventa una mostra interattiva dove si scopra anche un moderno “carosello” che ricorda Hans Peter Feldmann. La poesia non solo sta negli occhi di chi guarda, ma anche in una collezione di oggetti speciali. In un luogo che, ça va sans dir, riscrive ancora una volta l’appeal del distretto storico del design milanese.      

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