28 aprile 2015

L’effetto della satira post mortem

 
Continuano a far discutere i “tributi” a Charlie Hebdo. Almeno in certe occasioni, e almeno in alcune personalità. Sintomo che il pensiero è vivo, e non affacciato al trionfalismo post mortem

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Si poteva odiare Charlie Hebdo, e si poteva amare. Di certo la rivista satirica francese ha scritto un pezzo del Paese e, come si confà all’indomani degli attentati, e delle morti, sono stati milioni ad applaudire e pochi a dissentire.
Certo, di fronte alla violenza cieca dell’estremismo non c’è nulla da perdonare, ma una nuova storia arriva dal mondo della letteratura, dopo il j’accuse di Henri Roussel, vignettista che aveva contribuito alla nascita di Charlie nel 1970, che aveva dichiarato che l’arroganza di Stéphan Charbonnier aveva portato al massacro del 7 gennaio.
Stavolta sono sei scrittori che si ritirano dal gala del Pen American Center (che si terrà il prossimo 5 maggio) per protestare contro la decisione della società letteraria americana di assegnare il premio per la libertà di espressione al settimanale satirico francese.
Peter Carey, Michael Ondaatje, Francine Prose, Teju Cole, Rachel Kushner e Taiye Selasi non ci stanno e Carey ha spiegato al New York Times che, nonostante si sia commesso un crimine orribile, da tempo Charlie Hebdo offendeva ampia parte della popolazione franco-musulmana, e lo scrittore ha anche parlato di un “arroganza culturale” mentre Kushner ha espresso l’idea che Charlie da tempo rispecchiasse solamente un “forma di visione secolare forzata”.
C’è spazio per riflettere, visto che sono passati ormai cinque mesi e anche chi non aveva mai preso in mano una copia di Charlie si è potuto fare un’idea, al di là dell’incommentabile attacco.
Ma il PEN/Robert W. Bingham Prize for Debut Fiction, che dona 25mila dollari a un autore che “ha debuttato nel 2014 con un primo romanzo o raccolta di racconti e si è distinto come una grande promessa nella produzione letteraria”, ha rispedito le accuse al mittente: l’intento di Charlie Hebdo non è quello di insultare l’Islam, ma di respingere gli attacchi di una piccola minoranza di estremisti. E così il Premio per la libertà di espressione è tutto per la Francia, compresa quella un po’ sconfitta (alle amministrative di fine marzo) di Marine Le Pen. Favorevoli o contrari? (MB)

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