03 maggio 2015

Fino al 15.V.2015 Hestia. La Dimora, cinque artiste e una divinità ABC, Bologna

 

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C’è ancora qualche giorno per visitare la mostra “Hestia. La Dimora, cinque artiste e una divinità”. La curatrice Maura Pozzati ha indagato il tema della dimensione domestica nelle articolazioni emotive che questo raccoglie e attraverso cinque punti di vista diversi ha messo in scena la realtà complessa del quotidiano nello spazio dell’associazione abc a Bologna. 
Hestia, antica dimora: cosa significa portare lo spazio dell’intimità quotidiana in galleria e perché hai sviluppato un progetto relativo a questa indagine?
«Il progetto è nato quando mi è stato chiesto da Lavinia Turra, la responsabile delle mostre dell’associazione abc, di pensare a una esposizione nel vecchio spazio di Via Farini, che era un appartamento. E appena l’ho visto ho subito pensato a Hestia, una delle meno conosciute fra le divinità dell’antica Grecia, ma tenuta in grande onore:  riceveva la prima offerta nei sacrifici effettuati nell’ambiente domestico. Una divinità minore, dunque, perché legata al mondo femminile, al privato, che restò sempre dentro la dimora, accanto al focolare, per non contaminarsi col mondo delle guerre e delle passioni. Grazie a Hestia la cura del focolare diventa un mezzo attraverso il quale la donna, insieme alla casa, mette ordine nel proprio sé, riflette sulla propria identità, si con-centra. In questa accezione l’abbiamo presa come nostra divinità protettrice, per questa sua capacità di essere una dea poco pretenziosa e presuntuosa, adatta alle artes minores, da sempre riservate alle donne. Il progetto segue questa idea di fondo: le artiste lo hanno interpretato, ognuna con il proprio mondo interiore, la propria tecnica e il proprio istinto. Così, quando poi la sede della galleria è cambiata e abbiamo dovuto ri-pensare il progetto, non abbiamo avuto grossi problemi, perché l’idea era già ben delineata». 
Anna Rossi, gli umori della famiglia R., studio preparatorio, catalogazione fazzolletti, fiabe impilate
In mostra ci sono cinque artiste, tutte donne, molto diverse per età, poetica e espressività; raccontaci come hai selezionato le artiste e come si è evoluto il progetto espositivo.
«Alcune artiste sono “vecchie conoscenze”, che già avevo presentato in passato, come Anna Rossi e Marina Gasparini, che hanno proposto la prima un lavoro site specific pensato per la mostra e la seconda una vecchia opera, che all’interno però ospita un lavoro nuovo dedicato a Hestia; Sabrina Muzi da tempo lavorava sulla “casa” e le ho chiesto subito un lavoro apposta; per quanto riguarda Paola Angelini, mi è stata segnalata da Antonio Grulli perché cercavo una pittrice pura, e Valentina D’Accardi l’ho conosciuta grazie a Lavinia Turra. Come sempre, ricerco la collaborazione e mi piace lavorare in gruppo, chiedendo consigli, guardando i lavori di chi non conosco, mettendo e rimettendo in discussione l’idea iniziale. E anche questa mostra ha avuto cambiamenti di rotta, aggiustamenti, vari incidenti di percorso: non è stato semplice coordinare cinque artiste, soprattutto per la divisione degli spazi e l’allestimento».      
Affetti, relazioni e memoria sono circostanze emozionali/situazionali legate alla dimensione intimistica di ogni individuo e al rapporto che esso ha con le origini. Cosa racconta la mostra di tutto ciò?
«Racconta tanti aspetti delle relazioni che ognuno di noi ha con il proprio spazio domestico, intimo, affettivo, lavorativo. Mi interessava fare vedere come ogni artista possa raccontare il mondo delle “piccole cose”, della femminilità, del tempo che passa attraverso la pittura, la fotografia, la scultura e l’installazione. Ne è venuto fuori un percorso molto leggero, morbido, sospeso, che calza a pennello con quello che avevo in testa quando ho scelto Hestia come divinità di riferimento, per una mostra che alla fine è fatta davvero di “piccole cose”: vecchi fazzoletti, mobili, vestiti, finestre, tendine, vasi, fiori, piccoli recipienti, pentolini, rami, semi, libri di stoffa, ricami capaci di sedurre in quanto diretti e accessibili, vicini a noi e a ciò che ci circonda. Oggetti comuni, che tutti conosciamo perché li troviamo in casa, che possiamo annusare, toccare, consumare, appendere, spostare, guardare, esaminare, usare, lavare, buttare, esporre, nascondere, dimenticare ma che sono tracce autentiche di vita vissuta».
La mostra vive anche attraverso il catalogo che presenta, oltre il tuo testo critico, l’intervento scritto da ogni artista. Hai portato tenacemente avanti questa proposta, raccontaci la tua scelta curatoriale.
«Essendo una bibliomane e amando sopra ogni cosa la scrittura, non potevo non pensare a un catalogo da leggere, oltre che da guardare. Mi interessava che le artiste si mettessero in gioco attraverso la parola: per questo ho chiesto loro di scrivere un pezzo apposta sul lavoro, la casa, Hestia. Ne sono venuti fuori cinque testi diversissimi, non tanto per stile, ma per intensità e intenzione, nella più totale sincerità e coerenza con il lavoro esposto. Il catalogo diventa così molto importante per leggere correttamente la mostra, un sostegno indispensabile per avvicinarsi alle opere, perché “svela” attraverso il linguaggio il “non detto” delle opere stesse». 
Alice Zannoni
mostra visitata il 22 aprile 
Dal 21 marzo al 15 maggio 2015
HESTIA. La dimora, cinque artiste e una divinità.
ABC, Via Alessandrini 11 – Bologna 
Orario: dal martedì al sabato – dalle 17.30 alle 19.30 / Domenica e lunedì chiuso
Info: abc.bo@libero.it  

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