05 maggio 2015

Sponsor, premi e fiere. Una mostra a Torino, promossa da Vanni e The Others, per riflettere sul tema. Tre domande a Roberta Pagani

 

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Nella settimana dell’arte veneziana, nonostante l’abbuffata in laguna, anche altre mostre “accadono”. A Torino, per esempio, si inaugura il risultato della collaborazione tra The Others e AUTOFOCUS, il concorso per la giovane fotografia che l’azienda VANNI Occhiali sponsorizza in occasione della fiera. 
Protagonista è il vincitore dell’edizione 2014, il francese Ruben Brulat, selezionato dalla giuria composta da Mario Calabresi (direttore de La Stampa), Roberto Koch (fotografo, editore di Contrasto), e Roberta Pagani (curatore, comitato scientifico, The Others). E proprio con Pagani abbiamo parlato di premi, parte integrante di una fiera ormai consolidata. 
Che cosa cercano gli sponsor da The Others (in questo caso Vanni Occhiali). Perché lo fanno insomma, quali sono i riscontri che hanno?
«Attraverso le tante e diverse proposte che The Others raccoglie, il suo format multidisciplinare e sperimentale è diventato un collettore reale di idee, di progetti, di iniziative capaci di canalizzare sinergie e intenzioni, creatività e passioni sia di pubblico che di sponsor. La crescita qualitativa dei contenuti è stata riconosciuta anche da privati che oramai da anni sostengono l’iniziativa e che sono partner anche ideativi, oltre che collezionisti coscienti e mecenati la cui visione è un prezioso strumento di valutazione del senso del percorso che si sta seguendo. L’esempio del marchio VANNI vale su tutti. VANNI partecipa all’interesse per il contesto artistico contemporaneo inteso come motore di formazione, approfondimento e crescita; la tensione verso questi obiettivi si articola attraverso un lavoro di mediazione costruito per mezzo di un rapporto innanzitutto umano. Come tutti gli attori che permettono la vitalità di The Others, anche gli sponsor apprezzano e stimano la complicità di progettazione e che si fonda su presupporti che vorrei definire ‘buoni’. Buoni perché guardano per prima cosa agli interessi degli artisti e alla loro crescita. A partire da questa comunione di intenti, d’integrità e ricerca, di sviluppo certamente sostenibile, di qualità e di passione, gli sponsor di The Others diventano parte attiva del progetto con idee che possano integrare le loro esigenze di marketing e comunicazione attraverso una partecipazione consapevole e condivisa in ogni sua parte. VANNI occhiali, ad esempio, sostiene l’arte emergente con il suo progetto “Autofocus”, che è un concorso destinato ai giovani artisti, quest’anno alla settima edizione. La collaborazione con The Others offre innanzitutto a VANNI la possibilità di presentare in fiera i suoi vincitori, perché siano visti, conosciuti da un pubblico qualificato di addetti ai lavori, e non, magari scelti da un gallerista. Attraverso la sua sezione di fotografia, il premio raggiunge anche artisti che diversamente non arriverebbe ad avvicinare, come nel caso di Ruben Brulat.
Inoltre, da The Others ricava nuovi canali di diffusione del bando “Autofocus”, lo circola tra artisti e collettivi, e il riscontro sta nell’accresciuta familiarità del mondo dell’arte con il suo marchio di occhialeria creativa».
Se c’è l’intenzione di far nascere una collezione, anche se piccola e, nel caso, privatissima?
«Esiste già una collezione, custodita da Vanni che dal 2009 e attraverso il premio Autofocus ha raccolto i lavori di tanti giovani artisti invitati a presentare i loro progetti. La collezione si amplia quindi ogni anno, privata per ora, ma non privatissima. Autofocus ha infatti un suo spazio dedicato nel centro di Torino (presso la showroom di VANNI) e verrà certo il tempo di una grande esposizione dei lavori premiati nel corso degli anni. Sarà interessante ritrovare gli artisti che, auspicabilmente e come nelle intenzioni del concorso, nel frattempo avranno fatto strada».
Che porte ha aperto The Others per i vincitori di tutti questi premi (che sono obiettivamente tanti)?
«I premi che The Others mette in campo sono opportunità di visibilità extra fiera da una parte, e dall’altra occasioni per rapportarsi con il sistema dell’arte, quello di curatori, critici, giornalisti, collezionisti, spazi, gallerie, etc. Ogni premio prevede la partecipazione innanzitutto di professionisti culturali provenienti da diversi ambiti e chiamati a visionare i progetti presentati dagli espositori, a ogni singolo lavoro è dedicata la massima cura e attenzione critica. Segue una valutazione di merito che premia le migliori proposte (non più di quattro di solito per edizione) nell’ottica di incrementare e favorire il percorso degli artisti e degli espositori attraverso formule di residenza, di allestimenti e curatele site-specific o mostre personali, come nel caso di Ruben Brulat. Grazie al premio “Autofocus per la fotografia”, il giovane artista francese è, infatti, per la prima volta in Italia con una sua personale; Ruben ha potuto sviluppare un nuovo progetto, la serie Nostalgie de commencement (foto sopra), una raccolta di scatti realizzati in Etiopia insieme a una piccola scultura disposta a corollario delle fotografie. Credo che la mostra ospitata negli spazi di Vanni sia un esempio di ‘porta’ che si possa aprire, vale a dire una vetrina (in senso sia letterale che metaforico) per un artista emergente che si affaccia al mondo sistemico del contemporaneo».
RUBEN BRULAT 
Matières de l’intérieur
da domani al 6 giugno
Spazio Autofocus/ VANNI occhiali
piazza Carlo Emanuele II (piazza Carlina) 15, Torino

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