11 maggio 2015

AuditoriumArte Invernomuto, Wondo Genet Auditorium Parco della Musica, Roma

 

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Gli Invernomuto sono stati protagonisti delsesto appuntamento di One Space/One Sound, a cura di Anna Cestelli Guidi e Manuela Pacella  all’Auditorium di Roma.
Le opere esposte segnano il punto sulla seconda fase del progetto ancora in corso “Negus”, iniziato nel 2011 a Vernasca, la città natale dei due Simone – i membri di Invernomuto – e di lì scivolato come un blob in Etiopia e in Jamaica. 
Tutto è partita da un racconto orale in cui si narra di un fantoccio raffigurante l’ultimo Negus di Etiopia Hailé Selassié I, iniziatore del rastafarianesimo, bruciato in piazza a Vernasca in occasione del ritorno di un soldato dalla guerra colonialista italo-etiopica negli anni Trenta: da allora negus è diventato sinonimo di persona trasandata e goffa.
Come storici o ricercatori, i due si sono imbattuti quasi per caso in un filone di fatti particolarmente avvincente (abbandonate però lo stereotipo dei cristoni rasta con i dreadlocks, perennemente con uno spinello e una chitarra in mano, e che enunciano frasi bonarie e vagamente irritanti, la cosa qui è molto più seria!), e lo hanno utilizzato come materia prima per una serie di interventi – performance, video, composizioni musicali, installazioni – secondo il loro solito ed eterogeneo modus operandi. 
Invernomuto, Wondo Genet, 2014, video still
Nasce così Wondo Genet, una installazione ambientale il cui cuore è un video girato nella omonima sorgente termale etiope (il cui significato in amarico è paradiso terrestre) in cui il negus amava fare il bagno. Insieme al video, una base sonora dub, diffusa attraverso un sound system artigianale (uno molto più grande aveva accompagnato una sciamanata di Lee “Scratch” Perry a Vernasca), ammicca alla dimensione rastafari più legata alla musica, così come il fumo artificiale che satura l’ambiente, le lampade e il tessuto translucido da serra, rimandano alla marjuana, fondamentale strumento di meditazione per i rasta.
Negus – Remembering a night in Shasha, invece, vede i due raccontare, immersi nell’ombra, una serata passata nella comunità rasta di Shashamane, gli incontri fatti: una studiatissima colonna sonora di suoni dà vividezza ai loro ricordi, mentre una disegnatrice di identikit li trasforma in disegni, esposti poi nella sala dell’Auditorium come residui verificabili dal visitatore.
 
Mario Finazzi
Invernomuto, Wondo Genet
Auditorium Parco della Musica, 
Viale Pietro de Coubertin, 30
Roma
Info: www.auditorium.com

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