20 maggio 2015

Roma. Il Macro ricalcola la rotta, e riparte domani con le nuove mostre

 

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Finalmente la nave Macro sembrerebbe essere ripartita, dopo essersi arenata per anni tra le nebbie dell’incertezza.
Oggi la Direttrice Federica Pirani, il Sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma Claudio Parisi Presicce e lo staff di curatori hanno presentato le nuove mostre (in apertura domani 21 maggio), illustrando con esse la politica culturale che il Macro vuole adottare per i prossimi anni: da un lato uno sguardo verso l’estero, che cerca il contatto con le scene dell’arte contemporanea internazionale; dall’altro uno sguardo verso l’interno, il che vuol dire sia attenzione agli artisti locali, romani, sia valorizzazione delle proprie collezioni (era ora!) per troppi anni trascurate, avvilite, occultate.
La parte del leone la fa la mostra (a cura di Claudio Crescentini, Gabriele Simongini e Tiziana D’Acchille, e della Fondazione Toti Scialoja) Gli amici di Toti Scialoja e Gabriella Drudi – ideale secondo tempo della retrospettiva già aperta “100 Scialoja ‘Azione e Pensiero’” – in cui sono presentate le opere della collezione Scialoja di artisti italiani e americani amici dell’artista. E si tratta di pezzi di tutto rispetto, da Giorgio Morandi a Alexander Calder, da Willem De Kooning a Mino Maccari, da Afro a alcuni bei pezzi di Alberto Burri (tra cui una bizzarra e fascinosissima pittura mignon).
Segue, nelle sale al secondo piano della parte storica del museo, un interessante viaggio tutto al femminile, curato da Antonia Arconti e Paola Coltellacci, attraverso la collezione del museo: in L’altra metà dell’arte convivono fianco a fianco artiste storicizzate – come Carla Accardi, o Titina Maselli, presente con Camion, la prima opera in assoluto acquistata dal Macro – e giovani come Sissi o Alessandra Tesi.
Si auspica che questa mostra, e le prossime del ciclo, portino la collezione a vivere e respirare, e a essere divulgata. E magari un giorno, chissà, potrà anche essere visitata integralmente nei piani bassi, ancora oggi inaccessibili, del museo. 
È ora poi di fare luce sulle nuove generazioni di artisti, quelli degli anni ’90 ad esempio, e con questo intento nasce il ciclo di mostre Appunti di una generazione, a cura di Costantino D’Orazio: al suo primo appuntamento, ci vengono presentate due mostre di Giuseppe Pietroniro e Andrea Salvino, che ci raccontano le loro rispettive ricerche: l’una volta a dipanare le dinamiche tra uomo, spazio, occhio e mente; l’altra più inerente una riscrittura visiva di certe traiettorie sociali e politiche dell’Italia novecentesca .
Sempre D’Orazio cura il ciclo Just One, in cui opere di artisti universalmente riconosciuti vengono allestite negli spazi del museo: il primo round va al video Jammin’ Drama Project, del premio MaXXI 2014 Marinella Senatore (in Sala Cinema sino al 7 giugno), e alla Vespa di Jonathan Monk (accompagnata da un libro d’artista), con le sue 12 luci intermittenti, programmate per lampeggiare in 479 milioni e mille600 combinazioni diverse.
Insomma, le intenzioni sembrano buone, il tempo è ottimo, e le acque sembrano sicure, almeno per il momento. Si spera a questo punto che il Macro riuscirà a mantenere la rotta, e con essa tutte le promesse. Ce la farà? Noi ovviamente ci auguriamo di sì. (Mario Finazzi)

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