21 maggio 2015

Il Paese della cultura fuori dal mondo

 
Strana sorte quella dell'Italia, Paese della cultura “diffusa” che, tra le sue istituzioni, non ha nemmeno uno tra i venti musei più visitati al mondo. Ma sarebbe davvero così indispensabile?

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Lo si vuole votato al turismo ma poi la promozione, spesso è quella che è. Si incentivano domeniche gratis e iniziative per far conoscere il patrimonio ma poi non si hanno i numeri per diventare davvero internazionali. Anzi, globali. Già, perché l’Italia resta fuori dalla classifica dei 20 musei più visitati al mondo, se si escludono i quelli Vaticani. Che sono a Roma, certo, ma ufficialmente e politicamente no. 
Vincono i soliti, più o meno: il Louvre, gli Smithsonian di Washington con il museo di Storia Naturale, il museo nazionale cinese di piazza Tienanmen, Pechino. 
Sarà colpa che il nostro piccolo Stato conta solo 60 milioni di abitanti contro la potenza statunitense e cinese (e anche di Taiwan, visto che nella classifica stilata da Tea/Aecom ci sono anche un paio di istituzioni dell’isola asiatica), e contro il fascino che richiama milioni di turisti la Francia con le sue meraviglie sotto la Tour Eiffel?
Sarà questo o quello, fatto sta che non ci siamo. C’è invece il British Museum e la National Gallery di Londra, il Metropolitan di New York e ancora, per il contemporaneo (qui l’Italia perderebbe in partenza, inutile dirsi il contrario) la Tate Modern di Londra e il Centre Pompidou di Parigi.
Non bastano i numeri di Colosseo, Pompei, Uffizi per superare o quantomeno entrare nella superclassifica delle potenze di fuoco. Ma parliamoci chiaro: davvero per l’Italia sarebbe così necessario avere gli stessi numeri dei musei più visitati del mondo? Si e no.
Si, perché probabilmente sarebbe l’innesco per riuscire a fare dell’Italia una vera meta turistica mondiale, dove forse i visitatori stranieri – di solito in tour forzati di una settimana divisi tra Milano, Firenze, Roma, Napoli e Costiera Amalfitana – avrebbero voglia di tornare e restare più tempo.
No, perché dovremmo imparare prima di tutto a fare tesoro del nostro patrimonio, evitando le svendite o i numeri da supermercato della cultura, che di certo non si confanno nemmeno alle nostre dimensioni geografiche, né tantomeno ai metri quadrati dei nostri musei (per la maggior parte, appunto, piccoli scrigni).
Forse, più che essere in pena per non avere un unico polo attrattivo, l’Italia dovrebbe essere sul piede di guerra per rendersi attrattiva ovunque come stato-museo. Qualcosa si sta provando a muovere, siamo solo all’inizio. Non sarebbe male se, in un prossimo futuro, i turisti dell’arte italiana tutta – da nord a sud, dal MAXXI a qualche nuraghe disperso nell’Ogliastra, superassero i milioni e milioni di visitatori dei grandi “big”. Una grande vittoria. (MB)

1 commento

  1. La cosa più critica è perché ancora oggi ci poniamo queste giuste osservazioni, perché non siamo già sulla strada di rendere questa cosa incredibile che è il nostro paese un luogo di meraviglia “turistica” cosa si può fare per passare dalle parole alla realtà, prezioso è il vostro pungolamento, ma forse fare un referendum?

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