22 maggio 2015

Una scuola come le altre?

 
Il disegno di legge "Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione" passa alla Camera. Ma oltre alle proteste di piazza ci sono alcune altre novità che potrebbero - stavolta - fare del bene. Almeno alla dignità dell'istruzione

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Il Ministro Franceschini si è detto convinto che dopo la Camera il disegno di legge sulla “Buona scuola” passerà anche al Senato, e successivamente alla Camera per il voto definitivo, che dovrebbe arrivare entro metà giugno.
Ai presidi verrà data autonomia nella distribuzione delle risore umane e finanziarie dei propri istituti, mentre il Piano triennale dell’offerta formativa (POF) darà autonomia alle scuole per la “progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa”, così da permettere anche agli studenti di personalizzare il proprio ciclo didattico. Continueranno le esperienze di “scuola-lavoro”, e saranno stanziati 30 milioni di euro ripartiti alle scuole in base ai numeri di classi e studenti per aumentare il lato tecnologico dell’offerta.
E poi le zone calde: c’è il piano di 100mila assunzioni, che si aggiunge a quello delle carta dell’insegnante (un budget annuale di 500 euro da spendere per aggiornamenti) e anche le agevolazioni fiscali, passate a quelle che saranno erogazioni liberali, mentre la formula del 5 per mille è stata stracciata per evitare disparità. 
Dulcis in fundo una questione che ci interessa da vicino: la questione della storia dell’arte. Dal Mibact assicurano che “Con  il decreto Buona Scuola ritornerà l’insegnamento della storia dell’arte e vi sarà più spazio per musica, spettacolo e cinema. Un passo deciso verso la piena integrazione fra scuola e cultura per rendere i nostri giovani dei cittadini pienamente consapevoli del proprio patrimonio artistico”. 
Lo si ribadisce da parecchio, vedremo il risultato. Così come bisognerà verificare se, all’atto pratico – ovvero legislativo – i titoli di studio rilasciati dalle scuole dei “beni culturali” avranno equipollenza con le altre lauree più “classiche”. Anche questo comma sarebbe confermato nella riforma, e aggiungerebbe un pizzico di dignità alle più bistrattate delle materie. 

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