23 maggio 2015

Il Mart e i suoi gioielli

 
20mila pezzi costituiscono una solida base d’appoggio anche in momenti di passaggio e di salute finanziaria non ottima. Così il museo di Rovereto riparte dalle sue collezioni

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Alla vigilia dell’entrata in carica ufficiale del suo nuovo direttore Gianfranco Maraniello, il Mart di Trento e Rovereto conferma e rafforza la sua presenza, sul territorio e a livello internazionale, con “#collezionemart” (fino all’8 novembre), una mostra che propone opere provenienti dalle collezioni del museo che vanta oltre 20mila pezzi. Il tema scelto è quello della collezione, che Nicoletta Boschiero, durante la conferenza stampa di presentazione alla mostra,  ha definito come “un’autobiografia del museo”. L’esposizione si compone di 100 capolavori, tra cui alcuni inediti, ed è suddivisa in due parti: “#modernaclassicità”, dedicata alle opere del periodo compreso tra il 1900 e il 1959, curata da Daniela Ferrari e Alessandra Tiddia, e “#canonecontemporaneo”, che raccoglie opere dal 1950 al 2014, curata da Veronica Caciolli e Denis Isaia. Entrambe sono corredate da numerosi documenti provenienti dall’Archivio del ‘900 del Mart.
Le mostre occupano le due gallerie al primo piano del museo e sono la prosecuzione naturale l’una dell’altra. La prima raccoglie opere che ormai sfuggono al giudizio contemporaneo perché hanno raggiunto una dimensione atemporale, il limbo della cosiddetta “classicità”, e presenta quindi capolavori  delle avanguardie storiche italiane, tra cui le sculture di Medardo Rosso (Torino, 1858 – Milano, 1928) e Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano 1947), la pittura di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961), Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – 1964), Pompeo Borra (Milano, 1898 – 1973) e ben sei opere inedite entrate recentemente a far parte della collezione permanente del Mart. L’elemento che si coglie forte nelle sale espositive è proprio quello dell’atemporalità: le curatrici hanno posto l’accento su quelle opere che rendono bene il concetto di rarefazione e di sospensione, evocato in modo particolarmente evidente dai ritratti di Felice Casorati (Novara, 1883 – Torino, 1963) o dalle architetture enigmatiche di Giorgio De Chirico (Vòlo, 1888 – Roma, 1978) e fortemente accentuato dalla preziosa e soffusa illuminazione che accoglie le opere esposte.
Medardo Rosso, Carne altrui, 1883-1884
La seconda mostra prosegue il cammino iniziato nella prima e presenta opere della seconda metà del Novecento. “#canonecontemporaneo” è un percorso cronologico per decenni che parte dagli anni Cinquanta per arrivare fino alle sperimentazioni più recenti. Incontriamo, quindi, opere di Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994) e Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), rappresentative di quella carica artistica indagatrice dell’Italia degli anni Settanta, nonché alcune delle grandi figure americane degli anni Ottanta quali Cindy Sherman (Glen Ridge, 1954) e Barbara Kruger (Newark, 1945), fino a raggiungere l’estetica postmoderna degli anni Novanta, con una particolare attenzione riservata alla fotografia. Numerose sono, infatti, le opere fotografiche di quegli anni possedute dal Mart che, per la prima volta, presenta una serie inedita di Gabriele Basilico (Milano, 1944 – 2013). Si prosegue, poi, fino alle più recenti indagini artistiche ed acquisizioni. “#canonecontemporaneo” è una grande raccolta concentrata di tutte le più importanti ricerche artistiche, italiane e non, che hanno scardinato i linguaggi e le tecniche classiche dell’arte. Essa è un breve viaggio nel cambiamento: la tecnica, la dimensione, le tematiche e la figura dell’artista mutano inesorabilmente destando ancora, e per fortuna, bellezza e stupore. 
Giorgio Morandi, Natura Morta, 1949
A collegare le sale che ospitano le rispettive mostre, per lo spazio Project Wall Extra, vi è “GeograficaMente” che presenta le opere di Alberto di Fabio (Avezzano, 1966), a cura di Gianluca Marziani. Il progetto, pensato ad hoc per il Mart, trae ispirazione dal percorso di “#collezionemart” per proseguire con la realizzazione del suo complesso linguaggio personale fatto di astronomia, di costellazioni, di cieli. 
In disparte, nel foyer dell’Archivio del Novecento, è ospitata “Crocefissione ’49. Disegni ritrovati” di Giovanni Testori (Novate Milanese, 1923 – Milano, 1993), a cura di Davide Dell’Ombra: in esposizione il più importante dipinto dello scrittore lombardo che, per un breve periodo della sua vita ha avuto esperienza di pittore. In mostra infatti, oltre alla Crocifissione, i disegni preparatori del progetto per gli affreschi per la Chiesa di San Carlo al Corso a Milano, respinti dalla commissione incaricata dell’epoca (1948) e causa della fortissima delusione di Testori che lo allontanerà dalla pittura per lungo tempo.
Il grande museo trentino racconta l’arte del Novecento attraverso le opere che conserva e custodisce preziosamente, condensando nella “#modernaclassicità” e nel “#canonecontemporaneo” l’estetica e la ricerca di oltre un secolo di arte. 

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