31 maggio 2015

Il Granpalazzo dell’arte di Zagarolo. Ecco il risultato di un progetto ibrido e riuscito, tra arte e mercato

 

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È stato soprattutto un esperimento Granpalazzo, l’iniziativa cominciata ieri mattina a Zagarolo e in corso fino a questo pomeriggio. Ed è stato un esperimento riuscito. Senz’altro da migliorare in alcuni dettagli: limatura dei tempi e impegno per equilibrare la qualità delle proposte, ma complessivamente andato a buon fine. Se non altro per il lodevole sforzo di portare in Italia, e segnatamente a Roma, galleristi e collezionisti che ormai non ci vengono più. E, visto che i nostri artisti sempre meno sono invitati all’estero e sempre meno curatori e galleristi pensano che ci sia un buon motivo per scendere in Italia, una spinta a farlo è sicuramente benvenuta.

Intanto, dunque, questo primo dato, ma non solo. A Granpalazzo ha funzionato il clima che si è subito instaurato tra le belle sale di Palazzo Rospigliosi. A differenza delle fiere, dove i tempi concitati e la sovrabbondanza dell’offerta non favoriscono la conoscenza del lavoro dell’artista e della stessa galleria, il numero circoscritto degli stand presenti, la selezione degli ospiti (tutti motivati ad approfondire) hanno permesso il dialogo tra gallerie, collezionisti e critici.

E non a caso Granpalazzo, ideato dalle galleriste romane Paola Capata (Monitor) e Federica Schiavo che non si sono messe in mostra ma hanno dato spazio a colleghi italiani e stranieri,  non è una fiera. È una creatura ibrida che cerca di sperimentare una formula nuova, tra commercio e proposta culturale, sebbene lo sbilanciamento a favore dei collezionisti, e quindi al mercato, piuttosto che un’attenzione alla presenza di critica e stampa, fosse evidente. Ma da questo punto di vista Granpalazzo si allinea perfettamente al clima generale che segnala le criticità dell’attuale sistema dell’arte. 

Ciò detto, oltre le gallerie italiane e straniere di cui vi abbiamo già dato notizia http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=45907&IDCategoria=204, nei due giorni sono stati ospitati anche progetti speciali – particolarmente apprezzabile quello di Lulu di Città del Messico con Marie Cool e Fabio Balducci, e si sono susseguite delle performance, la più riuscita ci è sembrata il match di boxe che produceva strane e affascinanti ombre di Vilfredo Prieto. Ma ci sono state anche vendite. La qual cosa è sempre una bella notizia.

1 commento

  1. si ma un po’ fine a se stesso. si respirava un po’ il sapore impositivo delle gallerie organizzatrici, ormai in crisi nella loro città. insomma quando inizieremo a parlare francamente di quello che accade a questo sistema?

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