10 giugno 2015

READING ROOM

 
La critica è arte della parola
di Ernesto Jannini

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Interessante l’excursus sulla genesi ed evoluzione della critica d’arte compiuta da Edoardo Di Mauro, nelle pagine di Vocazione e progetto. Chi desidera andare a fondo nelle problematiche inerenti alle questioni dell’arte, a partire da Platone fino ai nostri giorni, trova in questo brillante saggio un agevole contributo, ricco di preziosi approfondimenti.
Docente di Storia e metodologia della critica d’arte e di Teoria e metodologia del contemporaneo presso l’Accademia Albertina di Torino, nonché critico e instancabile promotore culturale, Di Mauro si avvale di un registro linguistico scevro dalle solite affabulazioni cattedratiche. Linea guida del saggio è l’esperienza vissuta su più fronti, a contatto con gli studenti come docente, e compagno di viaggio degli artisti in decenni di critica militante.
Dal saggio affiorano, limpidi, alcuni concetti da rilanciare in campo: temi essenziali – ci dice Di Mauro – per rifondare il senso della funzione della critica d’arte nella società contemporanea. Già dalle prime pagine l’autore, con puntuale coerenza, si sofferma sul titolo stesso del libro, quel “vocazione” che, a primo acchito, sembrerebbe alludere ad un che di desueto, ad un piccolo mondo antico di cui si è persa memoria. In realtà per Di Mauro, “vocazione” è tutt’altro che qualcosa di sorpassato; al contrario è un concetto generato dalla viva esperienza.
Joseph Kosuth
Se vocazione corrisponde essenzialmente ad una “chiamata”, quest’ultima non può che essere corroborata da  un rigoroso tirocinio storico e filosofico, una “vocatio” che, per l’appunto, da voce al proprio orientamento umano e culturale; un orientamento che si innesta sul “coraggio di giudicare”, che portato avanti con tenacia e coerenza può giungere alle vette alte dell’”arte del giudizio”: quel “kritikè”, la cui origine greca – ci avverte il nostro autore con una punta di amara consapevolezza – dovrebbe farci riflettere molto su quanto coraggio effettivo «ci sia nei pensieri e nelle azioni di molta critica d’arte dell’ultima generazione, soprattutto italiana».
Dunque la funzione della critica sembra in parte rivolta al recupero della memoria, che Di Mauro interpreta – contestualmente alla finalità del saggio in questione – come “contributo didattico”, ineludibile chiarificazione del processo storico che ha portato alcune coscienze ad interrogarsi sul senso dell’arte.
Criticare è dunque arte della parola e arte della scrittura, già presente nell’antica Grecia con Senocrate: scrittura generata dalla contemplazione della dimensione estetica, quel procedimento retorico dell’”ecfrasi” che continua ancora oggi; a condizione, però – ci avverte Di Mauro – che «l’esercizio della critica, oggi così inflazionato, non si possa solo ricondurre alla ricerca di nuovi sbocchi occupazionali, ma, nei casi autentici, quindi migliori, non possa fare a meno di appellarsi ancora ad un retaggio che qualcuno potrà a piacimento definire tardo idealista o post romantico»
Non a caso, prima di passare al setaccio i protagonisti di questa lunga impresa interpretativa, l’autore di Vocazione e progetto si sofferma esaustivamente su Lionello Venturi, artefice di una imprescindibile, quanto magistrale, Storia della critica d’arte pubblicata dieci anni dopo aver dato alle stampe nel 1926 all’ormai mitico Gusto dei primitivi.
Filippo Tommaso Marinetti
Di Mauro dedica ampio spazio allo sviluppo della critica d’arte del Novecento e alle problematiche affrontate dalla critica attuale, ai suoi esordi rappresentati da numerosi pensatori: da Guillame Apollinaire a Filippo Tommaso Marinetti, non senza aver prima acceso i riflettori sulla critica medioevale, rinascimentale, barocca e sette-ottocentesca, in cui il concetto di autonomia dell’arte, sempre con più trasparenza, inizia a fare il suo corso per poi penetrare inequivocabilmente in tutto il secolo scorso. E quindi affiorano dalle pagine del saggio i nomi di grandi personalità, antenati mitici della nostra cultura, “vere presenze” direbbe George Steiner, che hanno elevato la critica alla stessa altezza dell’opera presa in esame: pensiamo a Roberto Longhi, Aby Warburg (che torna a suscitare interessi e simposi ancora oggi) Erwin Panofsky, Heinrich Wolfflin.
Ma, come si è intuito, Di Mauro alla vocazione affianca tutta la sostanza del “progetto”, dell’impegno di intellettuale e uomo di conoscenza, teso all’interpretazione della viva attualità, per coglierne i flussi, gli umori e le tendenze. Per questo dedica abbondanti pagine all’analisi degli orientamenti della critica del contemporaneo ripercorrendo tutto il novecento, fino ad arrivare ai giorni nostri analizzando i contributi di Joseph Kosuth, Filiberto Menna, Mario Perniola, Renato Barilli, Tiziana Andina, Federico Vercellone, per citarne alcuni, con la stagione del postmoderno, la critica d’oltre oceano (R. Krauss. A. Danto), la pratica curatoriale contemporanea (Obrist in testa) e tutta la fenomenologia dell’arte globalizzata, la quale – sottolinea l’autore di – è caratterizzata «dalla presenza pervasiva di curatori internazionali che si spartiscono la torta delle grandi rassegne, alla stregua delle archistar, diventando in taluni casi brand al pari degli artisti più contesi, in un meccanismo che, al di là della qualità intellettuale dei soggetti, rende sempre più simile l’universo artistico a quello della moda».
Edoardo Di Mauro: 
Vocazione e progetto. Storia e attualità della critica d’arte.
Data di Pubblicazione: Maggio 2015
Edizioni: PRINP  Editore
ISBN 9788897677635
Euro  22
 
 

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