26 giugno 2015

Fino al 27.VI.2015 Giovanni Gaggia, Inventarium Gallleriapiù, Bologna

 

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Se è vero che il ruolo dell’artista è un ruolo sociale, è anche vero che Giovanni Gaggia utilizza il mezzo espressivo per sondare non solo l’animo dell’uomo, ma anche per non far dimenticare la sofferenza provocata a tante persone da una strage avvenuta 35 anni or sono nei cieli italiani. 
Era il 27 giugno del 1980 quando persero la vita 81 civili italiani a bordo di un DC 9 dell’Itavia partito da Bologna per atterrare a Palermo. Inventarium è un progetto che riprende e completa una performance e una serie di disegni realizzati a partire dal 2010 dove elemento centrale della ricerca è il sangue. Il linguaggio espressivo del lavoro iniziato da Giovanni Gaggia si evolve in ricerche più approfondite dopo la sua visita al Museo della Memoria di Ustica a Bologna e dopo aver osservato ed analizzato l’installazione permanente di Christian Boltanski che ha posto – davanti ai resti dell’aereo – nove casse di pelle nera chiuse, contenenti oggetti di vita quotidiana ritrovati nel mare siciliano, visibile nel libro della memoria e archiviati fotografia per fotografia. Così Gaggia, attraverso la tecnica dell’incisione e del segno su segno, riproduce questi oggetti ritrovati delle vittime per rendere il ricordo indelebile perché l’arte è veicolo di memoria e di conseguenza di verità. Nelle tavole esposte è evidente l’impronta ematica che simboleggia la sofferenza, ma anche la forza e la vita. L’esposizione ospitata alla Gallleriapiù di Bologna vuole essere un omaggio alle vittime del tragico incidente, un viaggio immaginario al contrario, da Palermo a Bologna.  
Giovanni Gaggia, Sanguinis Suavitas, sangue su carta cotone
Giovanni Gaggia utilizza una complessa simbologia che tocca e scuote gli animi dei visitatori invitandoli a meditare sulla verità di una tragedia troppe volte ignorata. Il numero nove è ricorrente perché è il numero che ricorre nel disastro di Ustica: il nove – reincarnazione e generazione – è infatti il numero che ricorre nella tragedia di Ustica: era il 27 giugno, 81 furono le vittime, l’aereo era un DC9.  All’interno dello spazio espositivo risuona il rumore di una goccia d’acqua che scende lentamente ma costantemente, una sorta di clessidra del tempo che scandisce le tappe che hanno portato alla verità. Tra le opere anche un paio di cuffie con le quali si può ascoltare il confronto pubblico che si è svolto a Palermo tra l’artista e la Presidente dell’Associazione dei Parenti delle vittime della Strage di Ustica, Daria Bonfietti. Un’opera didascalica che dimostra come l’arte a volte può essere scomoda a chi vuole dimenticare o sotterrare errori ed orrori.
Il 27 giugno, giorno del 35° anniversario della strage, Gaggia terminerà di ricamare – con una performance in galleria – la frase “Quello che doveva accadere”, ricamata sul grande arazzo di tre metri – spedito da Palermo per posta – che è già stato esposto nella prima tappa del viaggio a contrario allestita qualche mese fa all’interno della Cavallerizza dei Palazzi Costantino e Di Napoli, ai Quattro Canti di Palermo. Ciò dimostra come Giovanni Gaggia sia una artista legato al fare, al segno, alla materia, al ricamo, alla fisicità e alla corporeità.  
Silvia Bonomini 
mostra visitata il 17 giugno
Dal 17 al 27 giugno 2015
Giovanni Gaggia, Inventarium
Gallleriapiù, 
Via del Porto 48 a/b Bologna
Orari: martedì e mercoledì 14.30 – 19.30; giovedì e venerdì 12.00 – 20.00; sabato 11.00 – 19.00

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