29 giugno 2015

Quanto disturba la libertà

 
In mezzo mondo si parla di diritti, matrimoni omosessuali, e in Italia di Decreti Legge che dovrebbero quantomeno “parificare” la causa omosessuale. E a Istanbul, durante l'annuale Gay Pride, la polizia carica i manifestanti. Una libertà fastidiosa, in una società omertosa.

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Possono fare una vita normale, che non rompessero! Qualche anno fa l’allora ministro alle pari opportunità Mara Carfagna aveva liquidato così, tra le righe, la causa per il riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali. Preistoria: oggi si parla di matrimonio in mezzo mondo, e gli Stati Uniti d’America venerdì hanno approvato (con la Corte Suprema), le unioni in tutti i Paesi, dall’Alabama al New Mexico, passando per il Nebraska. Quell’America sudista e ottusa ora dovrà fare i conti con il nuovo passo della storia, mentre dall’altra parte dell’oceano la storia – in alcuni luoghi – resta invariata. 
A Istanbul per esempio, dove la comunità gay è viva e diffusa e dove ha dovuto subire gli oltraggi della polizia durante l’annuale parata (la dodicesima, non la prima!): i manifestanti, che si stavano riunendo in piazza Taksim, sono stati dispersi dalla polizia che ha usato anche gas lacrimogeni oltre a idranti e proiettili di gomma. “Erdogan fascista”, è stato lo slogan immediato, e come dare torto alla comunità arcobaleno, stavolta?
In Italia, nella settimana dell’orgoglio gay non ci sono stati scontri né idranti, e già questo è un passo avanti, e un decreto legge (quello promosso dalla deputata Cirinnà), dovrebbe portare qualche novità entro l’autunno, ma la comunità ha dichiarato, nonostante l’apprezzamento, di ritenere la norma una sorta di palliativo per uno Stato che non ha la benché minima voglia di occuparsi di una questione scottante che ha ribaltato, recentemente, non solo i grandi States, ma anche Irlanda e Slovenia. 
Sabato, al Pride di Milano (100mila persone stimate e il Sindaco Pisapia dal palco che si è fatto portavoce di questo “forte urlo al parlamento”), le parole che si sono udite più spesso sono state “famiglia” e “fanalino di coda”: un bello specchio di come vanno le cose dalle nostre parti. 
Tra i migranti che dormono per le strade e i cittadini italiani omosessuali, in fondo, c’è poca differenza: entrambe le categorie sono “invisibili” agli occhi non tanto del Paese, che invece ci vede benissimo, e siamo sicuri che se vi fosse un referendum sulla causa il risultato sarebbe scontato, quanto a quelli del “palazzo”, che anche oggi ha annunciato il rimpatrio di più clandestini possibili, per esempio. Come se rispedirli al mittente lavasse la coscienza: occhio non vede, cuore non duole. Come se il problema non esistesse, e non esistesse la disuguaglianza, l’Africa, il Medio Oriente. Un po’ come accade in Russia, dove l’arcobaleno è vietato. Inesistente. In Italia invece potrebbe nascere a breve, con un po’ di fiducia e coraggio (di cosa?), ma quanto disturba questa libertà? E cosa intacca in quella meravigliosa famiglia tradizionale sempre più disastrata, allargata e alla ribalta della cronaca nera? “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”, scriveva Orwell. L’Italia da che parte è? (MB)

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