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Negli Stati Uniti molti artisti e organizzazioni non-profit stanno protestando per chiedere un aumento del salario. Non c’è da stupirsi se si considera che – come ha dichiarato Andrea Bowers, artista e professore all’Otis College of Art and Design di Los Angeles – coloro che operano nella cultura guadagnano lo stessa cifra di un dipendente di McDonalds.
Bowers è coinvolto in prima persona nella campagna “Fight for 15”, che vuole far arrivare il salario minimo a 15 dollari l’ora su tutto il territorio nazionale. Molti artisti, come Ken Ehrlich, Sandra de la Loza, Matthew e Janet Owen Driggs e lo stesso Bowers, hanno partecipato alla lotta mettendo la propria creatività al servizio della causa, creando striscioni e maschere o tenendo workshop di serigrafia durante le manifestazioni.
Lo scorso giugno Los Angeles è diventata la più grande città degli States a introdurre il salario minimo di 15 dollari l’ora, ma l’innalzamento avverrà su un lungo periodo, dal Luglio 2016 fino al 2020, anno in cui è previsto il raggiungimento di questa cifra.
Ma non tutti nel mondo dell’arte sono favorevoli all’incremento, alcune organizzazioni non-profit temono di non riuscire a coprire i costi, dovendo conseguentemente licenziare il personale o diminuire le ore di lavoro dei dipendenti. Vi ricorda qualche altra situazione? Ah no, in Italia il salario “minimo”, a volte, non è nemmeno considerato. Ma senza proteste, e con buona pace di chi lavora nel settore. O no?