Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Little is more: parafrasando Mies Van Der Rohe, questa è la frase giusta per definire la preziosa mostra “Structures” dello Studio Labics, curata da Luca Molinari e ospitata dallo Studio Stefania Miscetti. 50 modelli in miniatura, realizzati in materiali naturali (carta, legno, basalto) costituiscono un repertorio di esercizi di stile giocati sui temi che interessano i Labics (al secolo Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori), come il rapporto tra interno ed esterno, l’architettura e il paesaggio, lo spazio dilatato o compresso. Impreziosite da un allestimento semplice ma efficace, queste delicate sculture mi hanno ricordato i modelli di Gehry: caotici e chiassosi quelli, ordinati e discreti questi. Giustamente Molinari li fa discendere dalle teorie di Francesco di Giorgio Martini, maestro di quella misura tutta italiana che per secoli è stata la cifra vincente non solo della nostra architettura, ma di un’intera cultura. Dal baratro nel quale siamo sprofondati oggi, non ci resta che rimpiangerla e di applaudire quando la vediamo ricomparire, come in questa mostra da non perdere.
Ludovico Pratesi