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Vincenzo Agnetti (1926-1981) è uno dei giganti dell’arte italiana, ancora non riconosciuto per il suo giusto valore. Nella sua interessante antologica aperta fino al 25 ottobre allo Studio Giangaleazzo Visconti a Milano c’è una sala dedicata ai Feltri, che Agnetti ha realizzato a partire dal 1968: pannelli di feltro colorato della stessa misura, dove l’artista faceva incidere parole o frasi brevi a lettere maiuscole, a volte in nero a volte in oro. Nel caso del Ritratto d’Uomo, un panno in feltro verde datato 1971, la frase è lapidaria: SEMPRE RACCONTAVA CIO’ CHE AVEVA DIMENTICATO. Come scrive Ilaria Bernardi, curatrice della mostra insieme a Bruno Corà, «la frase delinea virtualmente il ritratto di ogni individuo esistente», dal momento che per Agnetti l’uomo per evolversi deve procedere per azzeramenti continui, in un processo senza fine di memoria e oblio, presenza e assenza, pieni e vuoti.
Grande e silenzioso maestro di vita, il nostro Agnetti: varrebbe la pena rivalutarlo.
Ludovico Pratesi