23 luglio 2015

Classifiche: ecco le cinquanta gallerie migliori d’Europa secondo Artnet. Con un’italiana-internazionale grande assente: Continua

 

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Artnet ha pubblicato la classifica delle migliori 55 gallerie d’arte contemporanea d’Europa, che rendono il continente una destinazione fondamentale per gli art lovers di tutto il mondo. Londra, con le sue numerose e importanti istutuzioni, è sicuramente il centro nevralgico del mercato europeo, come anche Berlino, meta di tendenza, insieme a altri centri in recente espansione. La selezione di Artnet è un mix di gallerie notoriamente affermate e spazi più piccoli, ma comunque meritevoli di attenzione. 
Tra i nomi spiccano le tedesche, ma anche le italiane, a parimerito proprio con le londinesi. Ma quel che salta subito all’occhio è l’assenza nella top fiftyfive della Galleria Continua, che con le sue ormai quattro sedi – in Italia a San Gimignano dov’è nata, a Pechino, in Cina, a Cuba e nella campagna francese – e le infinite partecipazioni alle fiere più importanti di tutto il mondo, da Frieze ad Art Basel passando per Hong Kong Art Fair, nonché per la grandiosità degli artisti rappresentati, è certamente una tra le più importanti d’Europa. Svista o occultamento?
Ma ecco i nomi delle 55 gallerie divisi per nazionalità, per farvi un’idea completa.
Austria: Galerie Krinzinger (Vienna), Galerie Thaddaeus Ropac (Salisburgo/Parigi)
Belgio: MOT International (Bruxelles), Xavier Hufkens (Bruxelles), Zeno X Gallery (Anversa)
Danimarca: V1 Gallery (Copenhagen)
Finlandia: Galerie Forsblom (Helsinki)
Francia: Art Concept, Galerie Chantal Crousel, Galerie Perrotin, Galerie Kamel Mennour, Praz-Delavallade (Parigi)
Germania: Blain|Southern (Berlino/Londra), Galerie Buchholz (Colonia/Berlino/New York), Esther Schipper/Johnen Galerie (Berlino), Galerie Hans Mayer (Düsseldorf), König Galerie (Berlino), Galerie Karsten Greve (Colonia), Kewenig Galerie (Berlino/Palma), Konrad Fischer Galerie (Düsseldorf/Berlino), Galerie Max Hetzler (Berlino/Parigi), Galerie Michael Werner (Colonia), Sprüth Magers (Berlino/Londra), Galerie Thomas/Galerie Thomas Modern (Monaco)
Grecia: The Breeder (Atene)
Islanda: i8 Gallery (Reykjavík)
Irlanda: Kerlin Gallery (Dublin)
Italia: Galleria Franco Noero (Torino), Frutta (Roma), Kaufmann Repetto (Milano), Galleria Lia Rumma (Milano/Napoli), Galleria Massimo De Carlo (Milano)
Olanda: LionelGallery (Amsterdam)
Norvegia: Standard Gallery (Oslo)
Portogallo: Galería Filomena Soares (Lisbona)
Repubblica Ceca: Hunt Kastner Artworks (Praga)
Romania: Ivan Gallery (Bucarest)
Spagna: Galería Elba Benitez, Galería Elvira González, Helga de Alvear (Madrid),
Espaivisor Gallery (Valencia)
Svezia: Wetterling Gallery (Stoccolma)
Svizzera: Galerie Bruno Bischofberger AG, Hauser & Wirth (Zurigo), Galerie Urs Meile (Lucerna)
Turchia: Rampa, Rodeo Gallery (Istanbul)
Regno Unito: Bernard Jacobson Gallery, Lisson Gallery, Simon Lee, Timothy Taylor,  Victoria Miro Gallery, White Cube (London)
Ungheria: Kálmán Makláry Fine Arts (Budapest)
Foto sopra: Daniel Buren – Galleria Continua / Le Moulin 

2 Commenti

  1. grande mancanza anche perché Continua non è stata solo la galleria che conosciamo ma anche la fucina di una esperienza che, sebbene avulsa dall’attività commerciale, ha avuto come principale attore uno dei “ragazzi” della galleria di San Gimignano.
    Si concludeva dieci anni fa l’esperienza indimenticabile di Arte all’arte. Nata da una congiunzione elettiva con l’idea di Luciano Pistoi per il borgo di Volpaia, Arte all’arte segnava in Italia l’ingresso dell’arte contemporanea nell’era della globalizzazione. Che io ricordi, è stata la formula di raccordo più riuscita tra Local Emotion e Global motion. Nella Toscana del turismo elitario anglosassone, dei Blair e di Sting, delle ville ordinate e tipiche, viene coniato il neologismo Chiantishire, Arte all’arte salutava la nascita di una inedita collaborazione tra sistema globale dell’arte, cultura ed economia locale, inaugurando un distretto culturale capace di sviluppare quella tanto agognata continuità tra passato e presente. Incentrata sulla lettura delle peculiarità del territorio della Toscana senese, con cadenza annuale, tra il 1996 e il 2005, si sono susseguiti i progetti di artisti internazionali di primo piano integrati in un paesaggio culturalmente connotato da specificità storico artistiche, urbanistiche e antropologiche, nonché da attività produttive di una forte caratterizzazione socio economica. L’Associazione Arte Continua, presieduta da Mario Cristiani in quegli anni ha operato di concerto con i comuni di Buonconvento, Colle Val D’Elsa, Montalcino, Poggibonsi, San Gimignano, Siena con l’aiuto della Regione Toscana e della Provincia di Siena sfruttando un periodo di favorevole contingenza economico sociale. Quell’esperienza, dicevo prima, figlia della visione precoce di Pistoi, si sviluppava attraverso la corrispondenza tra singole poetiche e dati forniti da quegli ambiti tipici strappandoli allo stereotipo dell’idillio del grand tour e restituendo una versione veritiera e vitale della natura singolare dei luoghi. Arte all’arte, unica e forse irripetibile, è stata lo scenario delle installazioni e delle azioni dirette dagli artisti senza mai, al contempo, disseminare avulsi episodi visivi. Lo scopo della manifestazione rimase sempre quello di integrare il modus operandi dei singoli artisti con le produzioni e le attività locali, utilizzando spesso il portato allegorico e metaforico dei linguaggi dell’arte contemporanea ma anche assorbendo e ri elaborando le informazioni che quelle contrade, quei campi, quelle comunità fornivano nel flusso quotidiano della vita. È inevitabile pensare ad Arte all’arte come un modello di sviluppo culturale sostenibile, tanto per usare un termine di moda e anche quando questo sviluppo generava polemiche (parlo della scultura di Antony Gormely) queste diventavano fonte di dibattito e motivo di riflessione sulla capacità generativa dello sguardo. Uno sguardo non più viziato dalla rassicurante olografia della ridente cittadina toscana ma scosso dall’accento acuto dell’arte. Arte all’arte, di cui mi sento in parte figlio, è stata un’esperienza indimenticabile oltre che indiscutibile generatore di emozioni nel movimento globale dell’arte, emozioni che sollecitavano gli artisti a ripensare il proprio lavoro e inserirli in luoghi non certo vocati all’arte contemporanea. Questo processo, però, non si espresse mai con un adattamento semmai invitò all’interpretazione, quella sì, a un’interpretazione dei segni della cultura locale mai delle sole forme e, s’era detto prima, della vita.

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