03 agosto 2015

New York e il suo skyline. Un paesaggio da tutelare? Si, specialmente dopo la nascita dei nuovi grattacieli

 

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Super alti, super “skinny”, super costosi. Sono la nuova generazione dei grattacieli newyorkesi, che da qualche tempo fanno capolino in lungo e in largo sulla superficie di Manhattan, superando il simbolo della Grande Mela: l’Empire State Building.
Mezza dozzina di questi edifici sono in fase di progetto o in costruzione a Central Park sud, e offrono una vista sul parco. Altri sono concentrati intorno Madison Square Park, o ancora più nel Lower.
Sono alti tra i 50 e i 90 piani, e alcuni dei progettisti sono vere e proprie celebrità, come Frank Gehry, che ha inaugurato il fenomeno con la sua rilucente Spruce Tower, bellissima costruzione proprio sotto Chinatown. 
Attenzione però, questa nuova salita verso l’alto sta preoccupando e non poco chi si occupa di studiare e tutelare l’andamento delle linee che guardano il cielo, come Carol Willis, storico, fondatore, direttore e curatore dello Skyscraper Museum. Willis ha lanciato l’allarme, spiegando che nei prossimi 10 anni questi grandi mostri cambieranno il volto della città, portando all’interno di questi building multi-milionari che spesso nemmeno vivono a New York, ma usano questi appartamenti come “trofei” o investimenti chic. Un po’ come accade anche al 432 Park Avenue (foto sopra), un parallelepipedo ultra-sottile di 104 “flat”, che a sua volta è diventato simbolo del fenomeno e che ricorda gli errori del piano regolatore datato 1961 che, da lì in poi, indicò il limite di metri quadrati di superficie su cui costruire, ma lasciò libere le altezze. 
Con la conseguente “gentrificazione del cielo” e qualche strana infelicità: lunghe ombre mai viste prima su Central Park, sullo zoo, sui campi sportivi, sacrificando dunque anche un po’ della vita di chi questi edifici li guarda solo dal basso all’alto. 
In più, sempre stando alle teorie di Willis, tutti questi grattacieli sono costruiti senza un’adeguata revisione pubblica, in modo non vi è alcuna valutazione del loro impatto. Una storia tutta metropolitana, dall’immenso fascino, e forse per un nuovo King Kong. Più sottile e molto, molto, più blue chip. 

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