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Ha accompagnato migliaia e migliaia di giovani, la storia scura de Il Corvo, film del 1994 che racconta di un’articolata vendetta al limite tra realtà e finzione, con morti resuscitati e un lieto fine dopo una serie di violenze, e anche pagine di poesia, amore e buoni sentimenti.
Accadde però qualcosa, sul set, che diede al Corvo la fama di film maledetto: Brandon Lee, come il padre Bruce, rimase ucciso accidentalmente e misteriosamente sul set, colpito da un proiettile. Alex Proyas, il regista, dovette ricorrere a trucchi digitali e a controfigure per poter terminare l’opera, raddoppiandone di fatto i costi. Un’operazione ben pagata, perché poi il lungometraggio fece qualcosa 170 milioni di dollari di incasso, e rese immortale non solo Lee, ma anche tutta la storia. I sequel furono poi dei mezzi flop, ed è così che qualche tempo fa arriva la storia del remake, forse per tentare di bissare la magia.
Peccato che il Corvo non sia roba facile e il suo alone di disgrazie si sia tramutato stavolta nella bancarotta della casa di produzione Relativity.
E così si allunga la scia di nero, prima con l’overdose di River Phoenix, che doveva essere uno dei protagonisti, poi con il rifiuto dei registi F. Javier Gutierrez e Colin Hardy di girare nuovi film. Forse sarebbe il caso di lasciar stare, e continuare a vivere nell’immortale leggenda. In fondo un solo Corvo ci basta!