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Sono “fondamentali innovatori nel panorama artistico internazionale di una poetica che vede la contaminazione dei linguaggi della fotografia, video e tecnologie digitali in grado di creare una metafora visiva iper-realistica e artificiale di forte impatto emozionale”. Ecco perché il collettivo russo AES+F ha vinto la 18esima edizione del Premio Pino Pascali, selezionati dalla giuria composta dalla direttrice della Fondazione Rosalba Branà, e dai critici d’arte Christian Caliandro e Antonio Geusa.
“Le grandi narrazioni visive di AES+F esplorano i valori, i vizi e i conflitti della società contemporanea in ambito globale con riferimenti espliciti alla storia dell’arte del passato”. Non è un caso infatti che il museo, insieme a una dozzina di fotografie di produzioni storiche, ospiterà anche il progetto Allegoria Sacra, mediometraggio ispirato alla pittura del Bellini, che sarà presentato contemporaneamente a Polignano (il prossimo 19 settembre) anche alla Biennale di Venezia.
Costituitosi nel 1987 in Russia, gli AES+F sono gli architetti Tatiana Arzamasova e Lev Evzovich, il designer multidisciplinare Evgeny Svyatsky e il fotografo di moda Vladimir Fridkes, arrivato nel 1995.
Ma c’è anche un’altra novita: insieme ai lavori dei premiati di quest’anno, la fondazione ospiterà una ricognizione storica sui Premi assegnati dal 1997 ad oggi seguendo il regolamento originario redatto da Palma Bucarelli, che vuole il riconoscimento rilasciato a un’artista o ad personaggio del mondo dell’arte di respiro internazionale. Un’occasione per rivedere anche, tra le altre, le opere di Fabrizio Plessi (vincitore nel 2014), Nathalie Djurberg (2012), i fratelli Chapman (2010), Jan Fabre (2008) e Studio Azzurro (2005).
Nella foto: Allegoria Sacra, Still #3-1-09, AES+F, 2011, still from 1-ch video, c-print on Fine Barita paper, 32×57 cm © AES+F Courtesy Triumph Gallery, Moscow