28 agosto 2015

Chi sono i nuovi collezionisti?

 

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In inglese si chiamano Millenial, e sono (o forse dovrei dire siamo) i giovani della generazione nata tra il 1980 e il 2000, cresciuti con lo smartphone o il computer sempre a portata di mano. Entro il 2020 i Millennial degli Stati Uniti saranno in grado di spendere oltre mille milioni di dollari l’anno, ed ereditare circa 30 miliardi negli anni a venire. In molti si sono già messi ad analizzare la loro fetta di mercato. 
La stessa rivista Artnet, ha iniziato a chiedersi come si comporta il giovane Millennial alle prese con l’arte e il collezionismo. E ha dato delle indicazioni su questo nuovo tipo umano.
Con meno finanze disponibili rispetto ai loro concorrenti più anziani utilizzano una delle skills acquisita attraverso il loro lavoro, la capacità di tessere fitte reti di conoscenze, con maggiore aggressività rispetto ai collezionisti classici, scavalcano advisor, dealers&co, per piombare direttamente negli studi degli artisti, proprio grazie al networking. 
Data la loro confidenza con il web, i giovani non hanno limiti nell’acquistare online, ma anche offline essendo più propensi a correre rischi, cercando di comprare opere di loro coetanei, per vicinanza di sensibilità, ma anche per la scelta di temi e materiali. La leggerezza con cui affrontano gli acquisti, accompagna anche le vendite delle loro opere, ma i guadagni vengono sempre riutilizzati per far crescere la loro collezione, e non per arricchirsi.
La disintermediazione, frutto dell’utilizzo di internet, permette ai Millennial di entrare in contatto direttamente con gli artisti o i galleristi, soprattutto grazie ad app e social network come Instagram, Facebook e Twitter, attraverso cui seguono le persone giuste, che influenzano le loro scelte e stimolano la loro curiosità. 
Dopo aver fatto le loro ricerche i giovani collezionisti comprano opere che abbiano un significato profondo per loro, di artisti con cui instaurano un legame emotivo.
Naturalmente, come tutti, i giovani collezionisti amano essere coccolati, e coinvolti. Per soddisfare questi bisogni, grandi musei americani, come il Guggenheim Museum, il MOMA, e il Whitney Museum of American Art, hanno lanciato dei programmi per giovani collezionisti, che prevedono feste, accesso VIP alle fiere, e visite agli studi degli artisti. (Roberta Pucci)

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