31 agosto 2015

Notizie dal fronte: ecco la Biennale di Alejandro Aravena, dove l’architettura si fa politica e “disponibilità” del presente

 

di

Presentata stamane alla stampa la 15esima Biennale di Architettura di Venezia, che aprirà al pubblico il 28 maggio 2016, sotto la direzione del giovane (in fin dei conti ha solo 47 anni) Alejandro Aravena, cileno.
Un titolo emblematico Reporting from the front, per raccontare tramite il progetto le condizioni di un mondo dove «Ci sono ancora molte battaglie da vincere e molte frontiere che occorre ancora espandere per poter migliorare la qualità dell’ambiente edificato e, di conseguenza, la qualità di vita delle persone», ha attaccato il neo direttore.
Manco a farlo apposta se ne parla proprio in questi giorni, dove la Germania sta tentando di darsi alla carta “solidale”, con l’Inghilterra che invece cerca il giro di vite sull’immigrazione. 
Aravena, forse anche per la sua provenienza geografica, non va per il sottile: «Sono sempre di più le persone sul pianeta alla ricerca di un luogo decente in cui poter vivere e le condizioni per raggiungere tale scopo si fanno di ora in ora sempre più ardue. Qualsiasi tentativo di trascendere gli aspetti commerciali incontra come sempre una forte resistenza nell’inerzia della realtà, e qualsiasi sforzo volto ad affrontare questioni importanti deve vedersela con la crescente complessità del mondo».
E allora via, con una dimensione dell’architettura che possa abbracciare il mondo, lavorando su circostanze complesse, guardando la realtà in prospettiva e con una sorta di “resilienza” primaria: invece di sottolineare la mancanza, è necessario imparare da quello che è disponibile nella scarsità dei mezzi. «Ciò che ci interessa è capire in che modo l’architettura possa introdurre una nozione più ampia di guadagno: la progettazione come valore aggiunto e non come costo aggiuntivo o l’architettura come scorciatoia verso l’equità», spiega il direttore.
Una dimensione che si preannuncia agguerrita, ma anche speranzosa, con la voglia di dimostrare che non tutto il brutto costruito resterà per nuocere, ma anche per aprire nuovi campi d’azione tra la cittadinanza, forse in una politica sempre più dal basso, meno “platonica” e più utilitaristica per il bene collettivo e individuale.
«Contro ogni paralizzante conformismo, le Biennali di Architettura di tutti questi anni hanno affrontato le domande che sorgono da questo stato di cose. L’architettura è l’arte con cui i desideri, le aspirazioni, le necessità private si incontrano con le aspirazioni e le necessità pubbliche», sono state le parole del Presidente Paolo Baratta, che ha ricordato anche come la storia delle ultime Biennali d’Archiettura sia stata costellata di esempi che sono andati oltre il concetto di edificare (cone Aaron Betsky, 2008), dentro il vivere pubblico (Kazuyo Sejima, nel 2010), lo sforzo della creazione (Chipperfield, 2012) e i “materiali” di Koolhaas dello scorso anno. 
«Ora Alejandro Aravena ci porta faccia a faccia con il luogo della battaglia per mostrarci che si possono ottenere risultati nei quali “l’architettura fa la differenza”». Non vediamo l’ora di scoprirla! Aggiornamenti in corso. 
In home page: Alejandro Aravena – Photo by Giorgio Zucchiatti – Courtesy la Biennale di Venezia
Sopra: Aravena e Baratta – Photo by Giorgio Zucchiatti – Courtesy la Biennale di Venezia

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui