11 settembre 2015

La poetica emozionale di Paolo Salvati

 

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[14|09|2015] arte

La poetica emozionale di Paolo Salvati
 

  
L’arte di Paolo Salvati è questa. Vita immortalata in immagine cromatica, carica di vigore creativo, indelebile al tempo e vestita della migliore cornice

“La poesia è vita che rimane imprigionata in una trama di parole”, scrisse uno straordinario scrittore genovese, naturalizzato piemontese: Sebastiano Vassalli. Impossibile non rivedere, in questa manciata di parole, il tratto cromatico del Grande Maestro Paolo Salvati.

Colore che si fa poesia. Poesia che racconta la vita. Vita che si fa essenza pittorica. Essenza pittorica che si erge a memoria senza tempo dei sentimenti, e delle emozioni più intime e profonde dell’animo umano.

L’arte di Paolo Salvati è questa. Vita immortalata in immagine cromatica, carica di vigore creativo, indelebile al tempo e vestita della migliore cornice.

Paesaggi, colori, emozioni. Riflessi della profondità dell’animo di un artista che ha contribuito a dare significato a una corrente artistica complessa e, molto spesso, controversa, per i risvolti crudi e cupi che ne hanno segnato gli esordi. Paolo Salvati, artista poliedrico e volutamente libero da qualsiasi “ismo” determinante la storia dell’arte del Novecento, nel corso della sua attività sposò intimamente la causa dell’ Espressionismo, seguendo le dinamiche intessute da un gruppo di artisti della Scuola Romana che, riuniti nei salotti e negli studi di Mario Mafai e Antonietta Raphael, redassero i punti fermi della loro personale visione del “fare arte”.

Indipendenti dai formalismi accademici, gli espressionisti della Scuola Romana concentrarono la propria lingua artistica nella difesa dell’indipendenza dell’arte e della possibilità di legarsi agli aspetti più immediati ed emotivi della realtà, prendendo spunto dagli “ismi” del passato e contemporanei, senza mai esserne schiavi, e difendendo con orgoglio la completa libertà espressiva e poetica personale. A ogni firma il suo linguaggio. Un linguaggio nuovo, che attraverso la forma dona voce al colore, come nuovo strumento descrittivo dell’intimità più profonda dell’animo umano.

L’opera di Paolo Salvati converge in se ognuno di questi aspetti, che la genialità della sua tecnica ha saputo rendere unici e irripetibili nell’espressione cromatica.

Pittore “on the road”, pienamente inserito nelle dinamiche del mondo e della natura, musa ispiratrice della quasi totalità della sua produzione, Paolo Salvati è anche un impressionista moderno, che attraverso l’osservazione e la piena adesione alla realtà, e attraverso l’espressione del colore, usa le sue opere per parlare di “altro dalla realtà”, accompagnando lo sguardo emotivo dello spettatore alla scoperta del sé più intimo e vero.

Una produzione eclettica e poliedrica, quella di Paolo Salvati, che riflette interessi, passioni e tecnica di un artista che ha fatto dell’arte lo strumento per comunicarsi al mondo, distinguendosi dai dettami della cultura ufficiale, e creando un linguaggio personale e assolutamente unico.

Il colore, tuttavia, rappresenterà il pilastro della sua produzione, linea guida per quell’espressionismo cromatico che farà di Paolo Salvati uno deimaggiori esponenti della storia dell’arte moderna italiana. Per l’artista romano, infatti , “il colore è il senso dell’arte moderna, il colore domina la lettura dell’opera prima, in una dimensione spirituale e divina”.

La figura di Paolo Salvati racchiude in sé le principali declinazioni dell’arte moderna e contemporanea, a partire dalle nuove inclinazioni promosse dalla rivoluzione impressionista della seconda metà del XIX secolo, per arrivare alle sperimentazioni cromatiche e intuitive dell’arte europea anni Settanta, costruendo su basi storiche un linguaggio artistico e cromatico innovativo e carico di sentimento vitale.

La vivace intelligenza visiva, alimentata dal disegno libero e dal colore, hanno permesso a Paolo Salvati di applicare il suo genio in diversi settori e ambiti artistici, dalla pittura al restauro, dall’essere maestro liutaio alla passione per le dorature, tanto da cimentarsi nella creazione di una colla a freddo, specifica per il restauro con oro, similoro, argento e alluminio in foglia.

L’evoluzione artistica di Paolo Salvati ha radicato nelle sue forme tutta l’esperienza vitale, e spirituale, del suo autore, che ha riconosciuto nella sua attività l’incubatore del suo vivere intimo e profondo, a discapito di una società sorda, e lontana, alla sua voce.

In tal senso, il prodotto artistico diventa il supporto su cui far aderire il sentimento puro, protetto dallo scorrere del tempo, indelebile e infinito nella sua immagine, fintanto che l’opera d’arte avrà vita.

Il percorso artistico di Paolo Salvati è intriso di alcuni modelli, capisaldi della sua arte, perfettamente riconoscibili nella sua opera, soprattutto nella produzione a partire dagli anni Sessanta, dagli anni Settanta quando inizia a dipingere e ritrarre su cavalletto nella romana Piazza Navona, luogo nevralgico per l’attività dei moderni impressionisti, di cui Paolo Salvati è il principale esponente.

Una vita pienamente vissuta, carica di gioia e di dolori, che l’artista romano ha cercato di far parlare attraverso l’arte e il colore, partendo dall’immanente del vivere per arrivare, attraverso il pensiero e il sentimento, a creare immagini fantastiche, figlie di una conoscenza intuitiva e individuale. Arte come intuizione individuale e intuizione “pura”, slegata dai vincoli del concettuale, e portavoce unicamente di intuizione ed espressione.

Come affermato da uno dei critici che si sono concentrati sull’opera di Paolo Salvati, Andrea De Liberis (2010), per l’artista romano l’arte è la sola cosa che, nonostante l’immanente e il concetto, attraverso il pensiero e l’animo umano riesce a sfiorare le soglie del trascendente. Paolo Salvati, infatti, partendo dal dato oggettivo del mondo e, nello specifico, della natura, attraverso l’arte penetra in una realtà “altra”, puramente sentimentale ed emozionale, espressione dei pensieri più intimi e distaccati dalla concretezza del dato materico, verso la ricerca del trascendente. Il colore, in particolare, si trasforma in elemento essenziale per la ricerca dell’opera di Dio, un Dio invisibile per chi non ha occhi interiori capaci di vederlo, che Paolo ha cercato di descrivere nella maggior parte della sua produzione.

Citato tra i grandi del Novecento nel Catalogo d’arte moderna, edito da Giorgio Mondadori, e nell’Enciclopedia d’arte italiana, il mondo figurativo di Paolo Salvati merita di essere conosciuto e vissuto, nel sento pieno del termine, cogliendone la poetica intrinseca, fatta di sintesi cromatiche e pittoriche, luminosità a grandi pennellate ed eccelsa manualità gestuale.

Guardare un’opera di Paolo Salvati è un viaggio attraverso la storia dell’arte, di ieri e di oggi, alla scoperta di se stessi, e del rapporto dell’Io nei confronti del mondo, esteriore e interiore.

La produzione più intensa del Maestro ebbe inizio negli anni Settanta, quando iniziò a perlustrare le infinite possibilità creative e linguistiche della pittura di paesaggio.

E’ doveroso, tuttavia, andare con ordine, per comprendere appieno il ricco percorso di un uomo straordinario che ha deciso di dedicare all’arte la sua vita. Certo, una dedica totale quella di Paolo Salvati che in ogni sua opera ha lasciato una parte di se, tanto che alla domanda “Maestro, quanto ha dovuto sacrificare della sua arte?”, egli rispose: “Io sono stato profondamente artista, certamente non un buon mercante del mio lavoro, questo perché ho sempre cercato di non sacrificare la mia opera, non ho mai svenduto la mia opera nemmeno per necessità”. L’artista? Un eroe, perché sacrifica se stesso, e la sua intimità, per il bene della comunità, che attraverso la fruizione potrà nutrirsi del messaggio intrinseco all’immagine.

Come accennato in precedenza, la pittura di paesaggio, e l’utilizzo del colore, rappresentano il filone prediletto per questo “sacrificio creativo” .

Osservando le tele, emergono chiaramente i modelli di riferimento di Paolo Salvati: la tecnica impressionista di pittura en plein air; le sperimentazioni, e tensioni, cromatiche di William Turner, la geniale manualità di Vincent Van Gogh, e la festosità colorata delle opere di Henri de Toulouse- Lautrec.

Alcune opere salienti, Albero Blu (1973), Pietra Blu (1973-1974), e la serie Fronde Rosse (1993-2000), racchiudono in se i tratti essenziali della poetica emozionale del pittore romano.

Nel 1973 Paolo Salvati dipinge un grosso albero, dai rami secchi e dalle radici affioranti dal terreno. L’albero fu colorato di blu. L’opera sarà conclusa nell’olio su tela, Albero Blu, dello stesso anno. E’ questo il primo esempio dell’osmosi uomo- natura, proprio del pensiero estetico e, in qualche modo filosofico, di Paolo Salvati che, sposando gli assunti essenziali dell’ritiene uomo e natura facenti parte di uno stesso sistema, uniti da una dialettica necessaria, perché reciprocamente necessari l’uno all’altra. L’albero raffigura l’uomo, carico della tensione che, nonostante la secchezza- vecchiaia dei suoi rami- braccia, si aggrappa disperatamente alla terra, attraverso un legame che le radici, benché affioranti, non intendono rinunciare. Tensione emotiva, tuttavia, ingentilita da una natura straripante di colori e di vita, capace di conferire calore all’animo più disperato, e pronta ad accogliere nella sua poetica bellezza e grazia le emozioni più pure.

Osmosi uomo- natura, ma anche unione cielo- terra. Questo il ruolo dell’albero al centro della tela che, attraverso il blu, “esprime il bisogno di quiete e serenità emotiva, di fatto racchiude l’attesa, la magia, il mistero della vita”, come espresso direttamente dall’artista (tratto dall’articolo “Si vive grazie all’arte del passato”, in Finestre sull’Arte del 12 agosto 2013). E proprio questo blu, rimanda il pensiero alle ricerche artistiche di un Nouveaux Réaliste che del blu ha fatto il pilastro della sua opera è che, forse, ha impressionato il pensiero di Salvati. Il francese Yves Klein, a livello concettuale, attraverso il blu portò avanti una profonda ricerca di una consapevolezza intima con la misura umana. Una ricerca, quella del nouveaux realista, del legame più profondo con il tutto universale, che lo condusse ad abbandonare tutte le altre nuance cromatiche, arrivando a creare, nel 1956, la “più perfetta espressione del blu”, un oltremare saturo e luminoso, brevettato come International Klein Blue, che doveva unificare il cielo e la terra, dissolvendo il piano dell’orizzontale.

A partire dagli anni Settanta, particolarmente intensi furono gli studi sul colore, affrontati dagli artisti in diversi ambiti culturali, come esigenza di ritrovare in essi una dimensione di serenità interiore trascendentale, e riconoscendo in essi una straordinaria forma di divino.

A partire dall’opera Albero Blu, Paolo Salvati decreta l’essenza della sua arte che, attraverso lo stupore del sogno e la magia dei suoi colori, è volta a racchiudere l’animo umano, e le tensioni vitali di cui è vestito.

Altra tappa importante nel percorso creativo dell’artista romano è la realizzazione, tra 1973 e 1974, di una monolitica pietra centrale, di colore blu, che darà il soggetto all’olio su tela Pietra Blu. Dal punto di vista artistico, la tela sembra divisa in tre sezioni ben definite (Colazione sull’ erba, Manet 1862, divisione a triangoli).

La fascia inferiore, porta con se l’eco della grande stagione impressionista, animata da pannellate istintive e intersecate, a formare l’immagine di una terra viva e colorata. La parte superiore della tela, invece, è intrisa di quel romanticismo che fece di William Turner uno dei massimi esponenti della pittura di paesaggio della seconda metà del XVIII secolo. Un cielo carico di tensione emotiva, apparentemente pronto a liberare una pioggia torrenziale, ma rassicurante nella quiete dopo la tempesta, con una pennellata rosa a lasciar sospirare l’animo. Al centro, una pietra dalle dimensioni monolitiche. Imponente nel disegno, centrale rispetto allo sguardo di chi si trova dinnanzi a tanta potenza espressiva. Una pietra blu, simbolo dell’essenza umana, e degli ostacoli che ognuno di noi si trova a dover affrontare nel corso della vita. Un viaggio sospeso tra cielo e terra, tra vita materiale e vita spirituale, tra mondo terreno e essenza divina. Come direttamente affermato dall’autore, la pietra blu rappresenta la poesia della vita, questo percorso meravigliosamente intenso, narrato attraverso il colore e mediante il ricordo di un pensiero di Eugenio Montale, per cui “la poesia non ha un momento in cui nasce ma è li da sempre come una pietra”.

A questo punto, la ricerca sul ruolo del colore all’interno dell’opera, sarà sempre più sentita e diventerà uno dei capitoli più interessanti della vita artistica di Paolo Salvati.

Il soggetto della ricerca sarà sempre la natura, in tutte le sue forme. Sogni di primavera e d’estate, boschi infiniti, mareggiate, fronde rosse, il giallo della terra, forme diverse attraverso cui il colore si trasforma nel rifugio dell’artista, quale amico fidato cui consegnare le confessioni più intime dell’anima, e narratore sincero dell’insostenibile leggerezza della vita.

Storica dell’Arte, Dott.ssa Giada Boasso

Torino, luglio 2015

in Memory of the Masterly Paolo Salvati

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