25 settembre 2015

READING ROOM

 
Quattro chiacchiere con Botero, per mezzo secolo d'arte e una nuova monografia
di Micol Balaban

di

Il nuovo – bellissimo e corposo (256 pagine) – catalogo di Skira sull’opera di Botero, analizza gli ultimi 56 anni del suo lavoro. Il libro, in edizione italiana e inglese, è curato dallo storico dell’arte Rudy Pulcinelli, che ha collaborato a stretto contatto con il Maestro, riscoprendo piacevolmente immagini di opere che non vedeva da tempo. 
Il risultato è un’opera scritta e fotografica raffinata e interessante, un lavoro approfondito che – diversamente da ciò che spesso avviene – analizza e propone anche un Botero meno conosciuto. Infatti, sfogliando il catalogo si può notare come la sua struttura segua una sorta di climax emotivo e tematico. Si parte con temi classici come gli Antichi maestri – in cui vi sono chiari riferimenti ai grandi dell’arte italiana come Leonardo da Vinci e Piero della Francesca – e la Natura morta, nonché la Corrida e la Religione – alla quale l’artista è particolarmente interessato per l’immaginario visivo e iconico – legati alle sue origini colombiane. Si passa poi a temi che riguardano un soggetto collettivo – che riprende a tratti l’arte incisiva di Goya – come la Politica, la Società e la Famiglia. Un tono di primo acchito più spensierato, ma che in realtà nasconde tratti quasi grotteschi e feroci, si ha con il tema della Festa, in cui s’intravedono numerosi personaggi svestirsi, in anticipazione al capitolo successivo: il Nudo, tra cui non poteva mancare Il Bagno (1989, Olio su tela, 249 x 205 cm). Da qui il passaggio verso i Ritratti sembra naturale, che con il caratteristico sguardo in apparenza lontano e distaccato, sembrano osservare il mondo da una prospettiva tutta loro. A tal proposito, l’artista dichiara che il volto e gli occhi sono solo un’altra parte del corpo umano, non diverse da una mano o da un piede; questi non devono indicare un momento preciso, ma – come avviene per la scultura antica o nei volti di Piero della Francesca – l’eternità. 
Botero, Morte di Pablo Escobar (1999, Olio su tela, 45 x 34 cm)
L’arte di Botero risulta essere plastica anche nei suoi dipinti; questa peculiarità volumetrica è stata sviluppata sin da adolescente nei suoi acquarelli, influenzato permanentemente dalla visita e dallo studio dell’arte italiana del XV secolo. Infine, gli ultimi tre capitoli sono quelli che si connotano per una solitudine e una violenza sempre più cruda. Violenza in Colombia rappresenta la riproduzione dell’artista di fatti tristemente accaduti, come in Morte di Pablo Escobar (1999, Olio su tela, 45 x 34 cm). Il Circo invece, soggetto caro a grandi pittori del passato come Picasso o Chagall, è posto in questa posizione all’interno del libro probabilmente per la solitudine degli artisti circensi, i cui sguardi velati di tristezza sembrano quasi intenti a risvegliare l’empatia del fruitore. L’ultima parte del catalogo, invece, è dedicata ad Abu Ghraib, la prigione centrale di Baghdad; la disumanizzazione che si è verificata tra queste mura è riprodotta con un occhio attento e dettagliato che non ci risparmia nulla. Il soggetto, il disegno e il colore d’impatto scuotono, sorprendendo con questo spaccato sulla produzione boteriana poco conosciuta dal largo pubblico. 
Nonostante tutto, Botero crede che l’arte debba far stare bene, debba creare piacere, anche se non sempre analizzando la quotidianità o la spensieratezza: «L’arte deve dare piacere, anche nel drammatico», deve mantenere un sottile confine tra la realtà e la riproduzione della stessa. Per farlo egli pone il “popolare” e l’”universale”, non come contrapposizione ma come congiunzione. 
Gli chiediamo come potrebbe definire oggi la sua estetica? «Il mio lavoro è figurativo, non è cubista, non è surrealista: dicono che è boteriano [ride dolcemente]; è uno stile che la gente riconosce. È importante questo, riuscire a creare qualcosa che non si relaziona con qualcosa d’altro, un’espressione personale, intima, legata a un problema pittorico. Un artista al contempo può avere molte influenze assimilate, così da avere un’opera più chiara, di un’importanza intellettuale e stilistica – non conta soltanto ispirarsi, vedere una cosa e farla. L’arte nasce da una riflessione sulla vita e questa crea lo stile, questa porta a una convinzione. È la riflessione sulla vita che crea uno stile. Lo stile nasce da una convinzione, che per me ha origini dall’inizio del mio percorso». 
L’ispirazione? «Io ho subito il fascino di molti artisti nella mia vita e ho cercato di imparare da qualcuno. L’arte italiana del ‘400 è quella che in assoluto mi ha influenzato maggiormente; l’artista che stimo di più in assoluto è Piero della Francesca, perché con la sua pittura è riuscito a mandare un messaggio spirituale – tramite i suoi colori e la sua solidità formale».
Botero. Dipinti 1959-2015, Rudy Chiappini 
Editore: Skira
Anno: 2015
ISBN 978-88-572-2806-8 I, -2759-7 E 
Euro 75

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