30 settembre 2015

Fino al 04.X.2015 Don’t shoot the painter Galleria d’Arte Moderna, Milano

 

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Nella cultura del nuovo millennio trasversale, all’insegna dell’arte “espansa”, in relazione all’architettura, al luogo, l’opera consiste anche nell’allestimento della mostra di diversi lavori in dialogo tra loro. Un esempio di incontro riuscito tra i dipinti e il contenitore è l’originale mostra “Don’t Shoot the painter. Dipinti dalla UBS Art Collection” a cura di Francesco Bonami di scena nelle sale austere, neoclassiche della Galleria D’Arte Moderna di Milano. 
Nel titolo ironico, stile Tarantino, ispirato a film B-movie western, non c’è il messaggio bensì l’attitudine del curatore di creare cortocircuiti visivi e mentali: un dialogo tra le collezioni permanenti della Gam (Galleria D’Arte Moderna) di Milano e 91 dipinti di artisti internazionali, figurativi e astratti, appartenenti  alla USB Art Collection dagli anni’ 60  ad oggi, scelti fra le 30mila opere acquistate dall’istituto svizzero. La partnership triennale tra USB e Gam, debutta nel 2014 con la prima mostra “Year After Year” , comprendente opere su carta di 35 artisti per una cinquantina di lavori selezionati dalla prestigiosa  collezione. 
Dopo aver esplorato l’importanza del disegno, quest’anno la protagonista è la pittura: una lingua vivacissima, sorprendente quando dialoga con l’architettura. Ed esibisce il suo potenziale empatico ed emotivo. L’esposizione funziona a colpo d’occhio, convince per una singolare veduta d’insieme di opere diverse, di impatto scenografico ma non stucchevole, da vedere più che da raccontare, in bilico tra kitsch, pop e concept espositivi innovativi contemporanei. Il viaggio dentro la pittura, messa in discussione negli anni ’70 ma non morta, che si fa quasi tappezzeria, si sonda in sette sale tematiche al piano terreno e incomincia con gigantografie che rappresentano la collezione permanente ospitata al primo piano della Gam. 
Don’t Shoot the Painter. Dipinti della UBS Art Collection, vista della mostra
Nella prima sala è ipnotica la fotografia che riproduce la sala della National Gallery di Londra immortalata  da Thomas Struth, non sfugge l’omaggio allo sponsor Art Suisse (1991), un acrilico su tela a sfondo rosso con scritta  in bianco di Ben Vautier. Il percorso espositivo continua nelle altre sale, passando da una sezione dedicata al paesaggio naturale dalle atmosfere surreali e sospese, a visioni urbane, alcune di eco “sironiano”, ci sono scene di interni, ritratti e rappresentazioni di oggetti, indumenti, nature morte, e altri dipinti  che indagano le declinazioni della figurazione in cui il colore si fonde o si sostituisce al disegno. Invece le opere astratte o quelle con  lettere e grafismi  geometrici sono un presupposto formale, ed emanano una vibrante energia, quasi cinetica, in cui il colore dialoga  con  l’ambiente, alterando la  percezione dello spazio. Alla Gam la parata di artisti -star in mostra non delude le attese, da Jean-Michel Basquiat, a Gerhard Richter, Damien Hirst, Francesco Clemente, Enzo Cucchi,  Sandro Chia,  Alex Katz, Jhon Baldessari, Gilbert&George e molti altri. Cercate i Coniugi Arnolfini (1434) di Van Eck  nell’opera The Wedding Invitation (2012) di Shi Guowei e un’anomala versione dell’Infanta Margherita di Velasquez, interpretata dal giapponese Yasumasa Morimura in Daughter of Art History: Princess B (1990) nella quarta sala, dove il genere classico del ritratto è costantemente rivisto dagli artisti di ieri e di oggi. 
Questa mostra è stata tra le più intelligenti della stagione estiva milanese, perché  oltre a valorizzare la Gam, arricchita dalle collezioni di Carlo Grassi e Giuseppe Vismara, ancora poco conosciute, rilancia lo storico  progetto di allestimento di Ignazio Gardella, del 1958,  di recente rivisitato senza stravolgerlo dallo studio Gardella e soprattutto evidenzia quanto e come la  museografia  “non è  una lingua morta”, in particolare a Milano, dove la cultura  dell’esporre potenzialità espressive  degli spazi con  allestimenti architettonici originali sono un segno distintivo Made in Italy.

Jacqueline Ceresoli
mostra visitata  il 18  giugno 
Dal 17 giugno al 4 ottobre 2015
Don’t shoot the painter  
Galleria d’Arte Moderna di Milano
via Palestro 16 – 20121 Milano
Orari: da martedì a domenica 9.00 – 19.30, giovedì 9.00 – 22.30
Info: Telefono 02 884.459.47 – 02 884.459.43, c.gam@comune.milano.it

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