06 ottobre 2015

Fino al 30.X.2015 Paolo Cotani, La pittura Erica Fiorentini, Roma

 

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“Le sigle sono come le camicie strette, scomode”. Eppure, con l’etichetta di pittore analitico, Paolo Cotani ha messo al mondo nuove energie che negli anni ’70 si stavano riducendo all’arte povera e al minimalismo dell’arte americana. Ghettizzate da nuove sperimentazioni, anzi proprio “emarginate da un sistema di gestione del mercato e di politica culturale” (da una lettera di risposta a Claudio Cerritelli) erano così originali che restano tutt’ora valide se l’artista romano, dopo le Tensioni del 2007, adesso torna alla Galleria di Erica Fiorentini e anche sul mercato. “C’è un mercato in forte ripresa” ci assicura la gallerista, lo stesso sistema dell’arte che Cotani irrideva.
Al civico 17 di via Margutta, sede della Galleria di Erica Fiorentini, il 2007 è l’anno di opere come Passaggi, Bende, Fili battuti, ma non mancano tra i suoi lavori l’uso di fasce e strutture in acciaio, colle e materiali più svariati. Cotani esplora così tutte le possibilità fisiche della superficie del quadro, sia con processi di sottrazione che di stratificazione.
Paolo Cotani, Cancellazioni, Acrilico su tela, 150 x 150

Un po’ diverso da ciò che la recente esposizione “Paolo Cotani, La pittura”, (fino al 30 ottobre) vuole sottolineare. Intanto chiarisce un misunderstanding durato a lungo: Cotani non è solo l’artista delle bende e dei passaggi ma il suo operato sta nel creare uno stretto intreccio tra il fare e l’idea, un rapporto anche fisico tra l’opera e l’autore.
In barba a quanto Kosuth andava predicando in quegli stessi anni, l’arte di Cotani, concettuale quanto basta, è fatta da tele e pennelli, così è una ricerca che non si limita agli antichi strumenti del mestiere. Molteplici infatti i materiali e le tecniche utilizzate e diverse pure le tele senza titolo, come quella più “tao” del 2004 con uno sfondo rosa e un tocco di nero nel mezzo. Stende invece un’ombra nera quella più datata (1963) a tecnica mista, e mentre Frontalità e policromia (1990) è trattata con cera e metallo dorato, è un acrilico su tela Cancellazioni dello stesso anno. Ritornano poi le Bende blu di Prussia e i Passaggi o gli Spazi virtuali e mondani dove impiega la colla. Non a caso ha insegnato al Chelsea College of Arts di Londra “Tecniche e materiali delle avanguardie storiche”.
Definita negli anni di piombo, il “grado zero della pittura” è quasi una conferma di ciò che Fabio Sargentini, pioniere nell’arte povera romana, va dichiarando: “Il mezzo pittorico, oggi svilito e relegato in un canto, è impareggiabile nel creare bellezza”.
Anna de Fazio Siciliano
mostra visitata il 1 luglio 
Dal 1 luglio al 30 ottobre 2015
Paolo Cotani. La Pittura
Galleria Erica Fiorentini
Via Margutta 17
Orari: Lunedì – Venerdì, 10.30 – 13.30 | 15.30 – 19.30, Sabato, 10.30 – 13.30
Info: 06 321 9968  

1 commento

  1. Conobbi Paolo diversi anni fa, andammo a mangiare a quella che un tempo era la trattoria Menghi, il posto frequentato dagli astrattisti romani e non solo. Cenammo a quello che al tempo era un ristorante cinese, sotto l’opera murale di Consagra, un dipinto degradato ma bello, come la memoria degli anni eroici dell’astrazione romana, dell’art club, di forma uno. Insomma, in quell’occasione ci scambiammo idee sull’interpretazione strutturalista della sua opera, a volte troppo angusta, e non conforme alle particolari digressioni sull’immagine per le quali Paolo utilizzò la fotografia. Anni dopo, in un articolo mi soffermai sulla difficile rilettura, al di fuori della cosiddetta Pittura Analitica, dell’opera di questo artista e di molti altri accomunati sotto questa dicitura e dedussi che sebbene si possa ( e, aggiungerei, si debba) sfuggire alla generalizzazione di una etichetta per quanto riguarda singoli episodi è pur vero che sia un clima culturale sia una comune ricerca indica una “line analitica” se non altro utile alla storiografia per non perdere la bussola. Per concludere, è vero, quindi, che il lavoro di Paolo ha dei caratteri specifici ma è altrettanto vero che lo storico non li può prelevare e collocare al di fuori del contesto storico che li ha generati e in un certo qual modo legittimati.

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