Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Oggi si chiama Weylin B. Seymour building, ed è un punto di riferimento per la cultura di New York, ma l’edificio è quello dell’ex Cassa di Risparmio di Williamsburg.
Ora però, proprio qui, Santiago Rumney Guggenheim, pronipote della leggendaria Peggy, che ha lavorato in precedenza da Gagosian e in altre gallerie a Parigi e New York, apre le porte della sua Rumney Guggenheim Gallery. La mostra inaugurale si chiama, senza troppa fantasia, “Some Place Like Home”, e ospita un gruppo di newyorchesi legati alla street art.
«La mia speranza è che la posizione della galleria, ai piedi del ponte di Williamsburg, diventerà una destinazione per tutti. L’energia a Brooklyn è completamente diversa, mi ha attratto subito. E anche l’architettura è decisamente differente da quella di Chelsea», ha dichiarato il gallerista.
Vedremo, insomma, se la presenza di un cognome così illustre potrà cambiare le sorti del quartiere che, nonostante gentrificazioni, prezzi di locazione ormai alle stelle, arrivo di creativi e poi classi ricche e affini, non ha fondamentalmente mai “decollato” in fatto di presenza scenica con le sue gallerie d’arte: a Williamsburg e Bushwick tutte, nonostante tutto, sono rimaste – Luhring Augustine a parte – a un livello secondario rispetto ai concorrenti di Manhattan. Guggenheim svolterà?