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Il pomodoro è patrimonio “immateriale” (ma su questo ci sarebbe da aprire un bel dibattito) dell’umanità, secondo l’Unesco; frutto della terra che ho compiuto una traversata oceanica contraria, dal nuovo al vecchio continente, elemento primario della dieta mediterranea e, domani, anche argomento di discussione in un museo.
Già, perché al MAXXI, in occasione del progetto “Strange Fruit”, ideato dal collettivo Aspra.mente per “The indipendent food”, sezione della mostra “FOOD dal cucchiaio al mondo”, si parlerà di integrazione attraverso l’agricoltura, recupero di terre e coltivazioni autoctone, ma soprattutto del rapporto e della collaborazione tra artisti e agricoltori.
Con un occhio di riguardo verso quella che è stata la natura “antropologica” del frutto rosso: discriminato, maltratto, condannato, accusato di essere velenoso e inutile alla nutrizione, e oggi raccolto nelle campagne italiane da migranti, per essere esportato proprio nei luoghi dai quali i lavoratori erano scappati.
Va da sé che il cortocircuito tra economia, natura, lavoro, rotte migratorie e politiche agroalimentari è a dir poco disturbante. Per cercare di tessere un filo in questo disordine domani interverranno Alessandra Saviotti di Aspra.mente, l’artista Luigi Coppola, Donato Nuzzo (Casa delle Agricolture di Castiglione d’Otranto), Luigi Ricciardi (Cooperativa Diaconia, Frosinone) e i due designer Luigi Greco e Mattia Paco Rizzi, progettisti della Cucina Pianeta che da domani, e per un mese, vedrà una serie di ragazzi immigrati mettersi alla prova nella realizzazione di tante ricette ispirate al pomodoro, che consentirà ai ragazzi di ricevere un attestato di frequenza per chef e abilitazione HACCP, strumenti utili nella ricerca di un’occupazione. E così, oltre che foodish il museo diventa anche un po’ helping.